Cara Susan,

ti scrivo queste parole che mai leggerai, perché a volte è importante scrivere anche quando sai che tutto verrà perso nel vento.

Ti scrivo come colpevole Susan, perché nonostante qui ognuno si professi innocente io so di non esserlo. Io sono l'unico veramente colpevole.

Ed ogni schiaffo, ogni calcio, ogni sputo che ricevo, ogni qualvolta sono oggetto di scherno e derisione, so di essermelo meritato. Quello che non so è perché ogni giorno che passa qualcosa muore nel mio animo. E' questo il prezzo della redenzione?

Ho staccato a morsi la lingua di un uomo, Susan. E  sai perché l'ho fatto? L'ho fatto per sentirmi ancora un essere umano. E' un'ironia lo so, ma a volte per sentirti un uomo devi comportarti come un animale.

Perché la dignità, Susan, quella in un modo o nell'altro la devi sempre mantenere. Sai cosa è per me la dignità? E' girare in cerchio sotto una pozza di luce, in compagnia di pazzi, con la consapevolezza di essere il più matto di tutti.

Perché loro la pazzia l'hanno inghiottita, io invece l'ho assaporata, sorso dopo sorso. Mi sono inebriato ed ubriacato di follia...

Ma verrà un giorno, Susan, in cui forse  queste spoglie varcheranno quell'uscio e passo dopo passo, senza voltarsi indietro, ritorneranno da te. Torneranno per celebrare forse un funerale.

Quello che tornerà sarà solo carne, perché per allora  la mia anima sarà già cadavere.

 

Con amore, il tuo Bill.

 

Il 6 ottobre 1970 Billy Hayes (Brad Davis), in vacanza in Turchia con la fidanzata viene arrestato all'aeroporto di Istanbul per la detenzione di 2 kg di hashish. Confinato nelle terribili carceri di  Sagmalcilar, condannato ad una pena di 30 anni, perso nella disperazione, ha un unico obiettivo, la fuga.

Come in tutte le opere basate su fatti realmente accaduti, anche in questo film di Alan Parker, il reale deve essere sacrificato alla finzione. Il pubblico chiede sangue, dolore ed il regista e lo sceneggiatore sono pronti a soddisfare le sadiche voglie della platea.

Oliver Stone, qui in veste di sceneggiatore, si attenne sono formalmente al libro "Midnight Express" scritto dal vero Hayes, infarcendo le vicende reali, sicuramente terribili, con episodi al limite del tollerabile.

Le torture fisiche e psicologiche subite dal protagonista, la fuga finale sono, infatti, per gran parte frutto della mente di Stone e lo stesso Hayes, successivamente prese le distanze dal film, escludendo a priori di avere mai subito violenze sessuali e ridimensionando, notevolmente, il reale impatto avuto con le carceri turche.

E' inutile dire che il film suscitò non poche polemiche: l'immagine che fu data in pasto agli spettatori della Turchia era al limite del tollerabile. Le imprecisioni, le libere concessioni erano talmente evidenti che ci si meraviglia come non sia scoppiato un caso diplomatico. Gli stessi attori carcerieri erano semplicemente di origine maltese o curda e anche gran parte dei dialoghi "turchi" erano in un idioma difficilmente comprensibile.

Ma tralasciando queste inesattezze, il film giunge sicuramente al suo obiettivo: quale è il limite di sopportazione per un uomo? A quali angherie ci si deve piegare prima di perdere la ragione? La risposta è da cercare nei cunicoli della prigione, nelle celle che trasudano sudiciume, nella bestialità di secondini al di fuori di ogni razionalità. Si ricerca la violenza in modo quasi spietato, tanto che la doccia omosessuale tra il protagonista ed un prigioniero, paradossalmente,  sembra quasi un'idilliaca danza in mezzo a tanto orrore. Le ambientazioni carcerarie sono al limite della sopravvivenza, specie di catacombe dove anche la luce sembra volersene scappare. Così, quando Hayes massacra letteralmente una malcapitata spia, rea di aver fatto svanire le speranze di fuga ed accusatore di un amico prigioniero, la scena più violenta diventa anche la più attesa. La tensione accumulata nella visione, il disgusto, troverà sfogo nel continuo colpire senza pietà del protagonista: ogni suo pugno, ogni suo calcio verrà accompagnato da un senso di soddisfazione, quasi come a voler dire "io avrei fatto lo stesso".

Oscar ad Oliver Stone come miglior sceneggiatura non originale, oscar a Giorgio Moroder per la colonna sonora.

La fuga di un uomo da un inferno oltre ogni immaginazione.

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