Alan Parker è sempre stato un genio a filmare la follia e le ossessioni.
C’era riuscito alla grande con "The Wall", "Fuga Di Mezzanotte", "Birdy"…
In questo film del 2003 la follia c’è ancora ma non è una dentro una rockstar malata o un carcerato, questa volta la follia veste abiti eleganti e sfoggia sorrisi suadenti, appare in tv e… uccide criminali. Questa follia è il sistema americano (o meglio ancora texano) che favorisce la morte dei suoi detenuti per “fare pulizia di ladri e drogati” oppure per “sconfiggere il crimine”.
Naturalmente c’è chi a questo sistema si oppone e lo fa dando tutto sè stesso, per una causa però difficile da vincere. David Gale è uno di questi. Un filosofo, con un’intelligenza e un curriculum di tutto rispetto, con una moglie in giro per l'Europa e con un figlio che adora. Per una serie di strane coincidenze David sarà accusato di aver stuprato una sua alunna: questo evento scatenerà il terremoto dentro l’Università e lui verrà licenziato e mollato da moglie e figlioletto. Ma David non si arrende, sa che non ha fatto niente di male e resiste, resiste, cercando di restare sempre a galla. David è anche un uomo solo, che ormai ha un’unica amica, Constance, con cui organizza le manifestazioni di protesta contro la pena di morte. David vive di ideali, come tutti i filosofi, e per questi ideali egli sconterà una pena carceraria (giusta? sbagliata?). L’accusa? Aver ucciso proprio la cara amica Constance. Le prove sono schiaccianti. David è colpevole. E ora pagherà con la vita, lui, proprio lui che aveva lottato per eliminare questa assurda punizione. Strano scherzo del destino. Ormai mancano pochi giorni e il suo avvocato chiama una brillante giornalista per tre interviste esclusive al nostro Gale, per un compenso di un milione di dollari. Queste tre interviste faranno emergere una verità triste, amara come tutto il film...
“The Life Of David Gale” è un film che lascia l’amaro in bocca, un film che stupisce, fa riflettere, fa piangere. A capo di tutto uno straordinario Alan Parker, che ancora una volta centra il bersaglio (musiche, sceneggiatura, tutto è perfetto). E poi c’è lui: Kevin Spacey in una delle sue più struggenti e riuscite interpretazioni. Da sottolineare anche la presenza della bella e brava Kate Winslet.
Insomma un film (purtroppo sottovalutatissimo) da vedere, rivedere, amare e riconsiderare.
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