Giunto alla metà degli anni '80, Alan Vega è una vera e propria star della musica internazionale. La gente lo vede nelle riviste in posa da Natural Born Rebel, gli artisti americani considerano la sua attività nei Suicide seminale, la critica lo incensa per il coraggio, l'opinione pubblica lo descrive quale un credibilissimo antieroe (e, per questo, "un vero eroe") americano.

Ma gli anni ottanta americani, come si sa, sono stati anche, se non soprattutto, consumismo, capitalismo, cinismo, yuppismo, neo-fascismo reaganiano... I prodotti più e meglio esportati dagli U.S.A. sono stati i films in cui l'americano medio è uno così buono, ma così buono, che se lo guardi storto come minimo ti scarica addosso una 44 magnum. E per non parlare dei pugili che vanno in Russia a sconfiggere sul ring gli uomini-robot (il cuore che vince sulla fredda scienza), i soldati in missione solitaria e disperata, gli aerei ultramoderni che si possono guidare solo col pensiero e capaci di sfuggire ai radars nemici, od ancora i videogiochi che scatenano la terza guerra mondiale... Tutto ciò ebbe la propria colonna sonora, l'America dei vincitori ebbe i propri inni. E questi inni furono l'FM rock.

Ora, chi s'immagina il ribelle per volontà divina Alan Vega aderire alla politica d'esportazione (per non dire neo-imperialista) americana alzi la mano... Gli anni '80, per uno come Alan, erano un decennio al quale sopravvivere, rifugiandosi magari nel proprio (vivace) underground culturale, sottobosco i cui sentieri gli sono ben noti. Prefiggersi di cavalcare l'onda radiofonica avrebbe dovuto essere l'ultima e la peggiore delle sue idee, ma gli esiti positivi (anche a livello qualitativo) del danzereccio predecessore "Saturn Strip" probabilmente gli avranno indondato tanta di quella fiducia da credere che dominare la scena americana nella decade in corso, sarebbe stato un gioco da ragazzi, per un duro come lui.

Ebbene, questo "Just A Million Dreams" è come se fosse la colonna sonora per il seguito che mai fu del celebre film "Top Gun"...

Fa ridere (o piangere, a seconda dei gusti) sentire il creativo crooner imprigionato dentro a schemi che non gli appartengono, in "On The Run" o nella ancor peggiore "Shooting For You" firmata Ric Ocasek, uno che si guardò bene di mettere robaccia simile nei suoi dischi. Questa è musica per Kenny Loggins, quello che canta la canzone di "Top Gun" (e che fa "Highway to the danger zone"...), e Vega è il cantante sbagliato nel posto sbagliato.

Insopportabile la sua interpretazione della ballata in FM "Too Late". Per certe cose, Vega non è proprio capace, quella non è roba per lui, che le lasci cantare (e magari anche scrivere) a Steve Lukather. E se deve proprio scrivere canzoni come questa, che le faccia cantare ad un cane con la gastroenterite, ché vengono meglio.. In pratica del lato A non si salva nulla, neppure "Hot Fox", miscela tra il suo tipico rockabilly ogm (riarrangiato con tre tonnellate di synth) ed il Top Gun rock: ben presto il secondo sopprime il primo.

Migliorano un pochino le cose nella seconda facciata: sotto agli arrangiamenti più indecenti del pianeta, si trova "Wild Heart", decente, tirata, dai buoni giri di basso. In "Creation" si cimenta persino col chill pop notturno, stile tipico yuppy-metropolitano d'America, e dopo un inizio a dir poco fragile il brani prende spessore e giunge alla sufficienza. "Cry Fire" è la sua cavalcata (si dice "drive") rockabilly riarrangiata secondo le mode del tempo.

Nella finale "Ra Ra Baby", invece, s'assiste ad una anticipazione, poco convincente ad onor del vero, di ciò che Alan diventerà una volta (e per tutte) fuggito dal mainstream: il "rifiuto della melodia" e della musicalità, che lo porterà a collaborare con gli estremisti del pentagramma e del noise, qui si concretizza in un contesto in cui, al posto di DJ Hell o dei Pansonic, il musical companion prevede indecenti (e senza spessore) tastierone neoromantiche!

La storia narra che Vega lasciò al produttore (e co-writer di quasi tutti i brani) Chris Lord-Alge il compito di portare a termine la "missione" di "Just A Million Dreams"... Alan abbandonò la nave destinata ad affondare alcune settimane prima, mandando al diavolo tutto e tutti, casa discografica in primis... Si rintanò nel suo bosco di Sherwood e tornò ad essere il Robin Hood della musica americana.

Il disco uscì non senza il suo consenso (gli obblighi contrattuali c'erano ed andavano rispettati fino in fondo), ma senza il suo benché minimo interesse: non partecipò alla sua promozione, e persino la cover lo ritrae con lo stesso giubbottazzo in pelle e la stessa fascia tra i capelli del servizio fotografico per il suo primo disco solista... Ma, è bene essere chiari, Vega quelle canzoni le ha scritte lui (tutte tranne una), ed anche se molte tra esse furono scritte a quattro mani, di quelle quattro mani due erano le sue... Cosa pensava, cosa credeva ne stesse vendendo fuori, man mano che scriveva, man mano che approvava?

"Just A Million Dreams": appena un milione di sogni... Una missione americana, abbandonata. E suicida.

"Just A Million Dreams": A "Suicide" Mission.

Elenco e tracce

01   On The Run (04:17)

02   Shooting For You (05:07)

03   Hot Fox (03:54)

04   Too Late (04:21)

05   Wild Heart (04:39)

06   Creation (04:26)

07   Cry Fire (05:00)

08   Ra Ra Baby (04:31)

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