È arrivato il giorno in cui Warren Schmidt (Jack Nicholson) va in pensione, dopo una vita dedicata al lavoro, si accorge che nulla è veramente interessante, lo schema societario lo ha reso schiavo tanto da non apprezzare il tempo libero, senza il suo impiego la sua vita è inutile. Dopo giornate vuote ed inconcludenti decide tramite uno spot di adottare un bambino a distanza, al quale scriverà molte lettere piene di rimpianti e frustrazioni riguardanti il proprio passato. Sua moglie Helen muore lasciandolo solo, il suo unico aggancio con la vita è la figlia che si sta per sposare con un buffone a Denver. Ora Schmidt, dopo avere continuato a sprecare tempo vivendo nella sua stessa sporcizia, vuole dare una scossa alla vita, tentando di riavvicinarsi alla figlia, cercando di dissuaderla dal matrimonio. Inizia così il suo viaggio in camper verso Denver, rivisita i luoghi della sua gioventù, ricordando che quando era ragazzo si sentiva speciale, consapevole che la sua vita ora non era che piatta e piena di rammarichi. La sua svolta non ha buon fine, la figlia si sposa e lui arreso durante il matrimonio non può altro che fare un discorso di auguri per i futuri sposi. Tornato a casa tra l'ammasso di posta arretrata c'è una lettera del bambino che ha adottato, Warren piange, dopo una vita spesa male si rende conto di essere stato finalmente importante per qualcuno.
Nel film possiamo vedere una raffigurazione dell'uomo attuale, grigio, insoddisfatto ed inetto. Warren ripercorre un viaggio alla Ulisse, ma senza glorie, solo sconfitte ed umiliazioni, la sua presenza nella terra non aveva lasciato segno; nel lavoro era stato rimpiazzato da un giovane molto più intraprendente di lui, l'amore verso la sua defunta moglie svanisce rabbiosamente da quando viene a scoprire che lo tradiva con il suo migliore amico, sua figlia lo cercava solo per il danaro e si stava sposando (non ostante la sua disapprovazione) con un venditore di materassi ad acqua. La vita vissuta sembrava giungere al termine e lui non collezionava nessuna vera soddisfazione. Non a caso in più parti del film, il protagonista incontra nel suo viaggio dei camion pieni di bestiame da macello, come per spiegare che l'esistenza umana attuale non è altro che una marcia verso un anonima morte.
La svolta è nelle "piccole cose", quell'adozione a distanza, fatta quasi per levarsi un peso dalla coscienza, viene a scoprirsi come la più importante azione della sua vita, entrambi, sia Warren che il piccolo orfano, sono stati salvati da un esistenza crudele.
Il film scorre gradevolmente, sopra il filo di un rasoio, tra drammatico e comico. Troviamo divertente il personaggio di Warren quando nella sua battaglia esistenziale riesce solo a dimostrarsi buffo e maldestro, ma nello stesso tempo si prova tristezza nel vederlo intrappolato in una vecchiaia muta, assecondato, ma non preso veramente in considerazione. Il suo lato sensibile, nascosto dalla sua pignola piattezza e cocciutaggine, traspare solo nella sua solitudine, quando viene messo disparte da un mondo troppo indaffarato per ascoltarlo. Tanto che per sfogarsi ha bisogno di scrivere lettere ad un bambino.
Jack Nicholson è convincente nella sua parte, anche se devo dire che non sono riuscito a trovarlo pienamente soddisfacente in un ruolo da "perdente". Divertenti gli sketch con Kathy Bates, anch'essa una delle colonne portanti del film. Payne riesce bene nel suo lavoro mostrandoci un America scialba, piuttosto kitsch, vuota ed attaccata solo a principi superficiali, dove le persone cosiddette "normali" sono false e doppiogiochiste, mentre i sinceri sono considerati strambi e depravati. Warren non riesce a essere in nessuna delle schiere, prova a sciogliersi ma la sua morale borghese lo intrappola nella totale solitudine.
La pellicola è poetica e profonda, riuscendo a colpire lo spettatore grazie a dei buoni momenti di piatta quotidianità alternati con fatti drammatici e casi di pura schizofrenia. Il protagonista non è altro che noi stessi, confuso, solo e represso. Cerca di sfuggire alla realtà provando a volte di esagerare, ritornando però nella sua dimensione goffamente ed impaurito. Vuole il meglio dalla sua vita ma si ritrova solo con un pugno di niente, i progetti non sempre finiscono come noi vogliamo e delusi disprezziamo tutto quel che ci circonda fino ad odiare noi stessi. In conclusione come spesso accade la felicità sbuca quando meno la si aspetta, a volte proprio in seguito ad una grande amarezza.
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