Miss Violence

Grecia

2011

Regia: Alexandros Avranas

E' un po' come vedere la tragedia Greca tornare alla ribalta trattando tematiche sociali attuali e abbastanza inclini a suscitare scandalo > pubblicità > notorietà. Almeno in superficie. Le malattie sociali che inevitabilmente stanno prendendo piede in ogni dove erano destinate a riempire il cinema così come ha fatto, che cazzo ne so, la seconda guerra mondiale.

Nella fattispecie, Miss Violence, si porta dentro i frutti dell'albero del pessimismo che un po' affascina e un po' va di moda nei giardini dei registi del "Nuovo cinema Greco" (?? Ti prego..). Ma queste sono stronzate che tutti sono buoni a sputare.

Il tema di questo Miss Violence: una famiglia composta da un padrone e da una moglie tremendamente colpevole di non ribellarsi, una prole di vittime (chi più, chi meno consapevole) che subisce.

Il film si apre con un suicidio, la più piccola delle figlie ha scelto il giorno del suo undicesimo compleanno per buttarsi giù, letteralmente. L'attenzione dello spettatore, dopo questo incipit, viene spostata sul disegno di (una per una) tutte le figure di questa famiglia allargata che vive sotto lo stesso tetto. 

Il maschio educa, punisce, toglie e dà. Niente di diverso da quanto faccia un genitore comune, la differenza è la presunzione del possesso, e la privazione del "perché", che stravolge l'educazione e la tramuta in violenza, obbligo, privazione, e vizi. Tanto da decidere cosa fare del corpo dei propri figli, oltre che della loro identità.

La femmina è complice, tacita, sottomessa. 

L'emblema del risultato è Eleni, figlia primogenita che vive ancora con i genitori, con la sorellina adolescente e con i suoi due figli, totalmente stordita e privata di ogni diritto, un corpo vuoto, praticamente sembra una fotografia. Nemmeno le è permesso crescere i suoi figli, è compito del nonno-padre-padrone, a conferma che la sua vita è li solo per osservare, ed una vita così forse non vale la pena di esser vissuta, probabilmente è questo che ha capito la piccola del branco, attrice dell'insano gesto. La storia è logicamente costruita per presentare un estremo, ma come spesso accade con gli estremi, non troppo si discosta da alcune realtà. 

Il regista confeziona un pacco regalo per il pubblico: purtroppo però non è lo spettatore scartare il pacco, tocca sedersi e guardare che sia il regista a farlo, neanche troppo lentamente, questo sicuramente non intacca la crudezza del messaggio, ma probabilmente toglie fascino al film, che comunque rimane un lodevole dramma, data anche la modesta durata (circa novanta minuti). Particolarmente apprezzabile il lungo piano sequenza in interno, durante la visita alla famiglia da parte degli assistenti sociali. Allo stesso modo è apprezzabile la rappresentazione della violenza, che rimane estremamente vera e si materializza attraverso sequenze che colpiscono e disturbano, senza sconfinare però nello squallido. 

Suggerisco questo film semplicemente perché ancora nessuno l'aveva fatto, e perché (cazzo ero riuscito a trattenermi fino ad ora) per tanti aspetti è un film fotocopia di una pellicola che in precedenza ho recensito. La mia scarna analisi, il mio giudizio che sta un po' nel mezzo, sono troppo viziati da questo accostamento, che non rendo noto. Perchè? Così. Alla Raz Degan.

Interpretazioni meritorie e come sempre maggiormente godibili in lingua originale sebbene sia, il film, arduo da reperire. Lo consiglio, e sono sicuro che non lascerà indifferenti.

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