Sembra la solita più o meno trita storiella di liceali americani scaltri e divertenti, con quello un po’ simpaticamente disadattato, quello nero e furbo, le solite “tribù” di teenagers e qualche professore atipico tatuato.
La strana coppia è molto amica, ha famiglie come prevedibilmente scontato abbastanza opposte e in seno a quella bianca i due cominciano a coltivare una strana passione per il cinema d’autore, europeo ma non solo, arrivando al punto di creare delle parodie di film famosi girate in proprio dai due “strana coppia disadattata”, per esclusivo diletto personale.
E insomma si sorride, si cazzeggia, c’è qualche battuta non scontata e l’atmosfera è piacevole, un po’ bohemien, un po’ trasgressivo-alternativa ma sempre un po’ scanzonata e canzonatoria di clichet teenageriani (?) che immagino probabilmente avranno un qualche loro corrispettivo in molte scuole italiche.
Senonchè ad un certo punto una compagna abbastanza ignorata dal quadro generale non si ammala di leucemia.
Venutalo a sapere, la madre dello sfigato bianco lo invita ad andare a trovare la ragazza per darle conforto e starle un po’ vicino. La cosa non viene presa bene ne da lui ne da lei (“ma chi ti conosce?!? Chi sei?? Ma che vuoi da me?”) ma la disarmante sincerità che subito si instaura tra i due alla fine li porta a frequentarsi, prima “per forza” della madre di lui, ma presto per il piacere di entrambi. Lei entrerà presto nel mondo di lui, e dopo poco tempo nel mondo della “strana coppia”, nella loro passione per il cinema e nella loro visione del mondo.
E un po’ alla volta tra i tre nasce un amicizia, vera, intima, sofferta.
E’ strano perché si parla di teenagers, è strano ancor di più perché si tratta di un amicizia vera tra un ragazzo e una ragazza, che è trattata con naturalezza, senza retorica, senza tanti luoghi comuni, senza cercare scalpori o forzare situazioni.
Beh insomma, alla fine si smette di ridere, e anche di sorridere.
Chi, e penso siano molti, ha avuto un esperienza diretta di malati di cancro si sentirà colpito di brutto, chi la vede da fuori forse un po’ meno. Ma alla fine signore e signori le lacrime sono scese, e non poco. Forse perché ho rivissuto ricordi, forse perché ho capito sofferenze, forse perché, a volte, chi non c’è più vive ancora per molto tempo dentro al cuore di chi lo ha amato; e non solo di amore, ma amato di amicizia, che può essere un amore ancora più profondo.
L’argomento è brutto, si parte cazzaroni e si finisce in lacrime, ma il tutto succede “naturalmente” e alla fine resta solo una storia di amicizia, di crescita, di scoperta e presa di coscienza verso un mondo che purtroppo ci siamo trovati o ci troveremo davanti tutti, e non tutti riusciremo (purtroppo, perché la vita non è un film) a viverlo con questa serenità.
niente aggiunge e niente toglie, ma ha vinto il Sundance film festival 2015, colonna sonora Brian Eno
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