IT: "Ma dai, Prode Korrea, come fai ad ascoltare questi qua? Non trovi che siano troppo derivativi?" (derivativi è pronunciato rigorosamente in corsivo).
PK: "Ma davvero caro Intenditore Tipo? E che significa derivativi?"
IT: "Significa che giocano ad emulare gruppi che hanno già detto tutto prima loro. Significa che sono tutto fuorché imprescindibili. Questi ragazzini di Filadelfia hanno studiato a memoria i vari progetti dei Kinsella e li ripropongono nel 2008 senza nessuna originalità concettuale! Questi attingono a piene mani dal repertorio di band già di per sé derivative come Cap'n Jazz, Mineral, American Football, Sunny Day Real Estate, Joan of Arc e potrei andare avanti per mezz'ora. Questi dovrebbero tenere delle statuine di Bob Mould e Grant Hart in salotto e adorarle invece di sciorinare arpeggi tipicamente math su continui controtempi e lanciarsi in sistematiche e narcolettiche digressioni strumentali per poi irrompere in sfuriate emotive e schitarrate hardcore a sbraitare futilità post-adolescenziali e nonsense à la Tim Kinsella! Trovo che non abbia assolutamente alcun senso estetico ricercare atmosfere tipicamente lo-fi proponendo un album dal suono curatissimo, con accenni acustici e persino sporadiche note di piano e carillon rendendo così musicale il tono pastello della copertina, naif come le sensazioni trasmesse. Sì in effetti sembra che questi Algernon Cadwallader riescano a conciliare le sperimentazioni e la rabbia di Tim con la pacatezza e la vocazione alla melodia di Mike, il Kinsella 'Owen', per intenderci. E non parlarmi degli Owls, per carità, praticamente questi son la loro cover band."
PK: "Bene. Bello. Sei imprescindibile. Ti prego scrivi un'enciclopedia, chiamala Storia Della Musica ROCK e poi recensiscici l'impossibile. Io ho ascoltato solo i grassetti e porca puttana, hai ragione, proprio belli belli questi Algernon Cadwallader."
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