Un film recente, né bello né brutto (come film), comunque interessante (come soggetto, specie per i più giovani), cerca di condensare in un paio di orette un periodo molto complesso della recente storia tedesca ed europea. Nel film molto non viene detto e parecchie questioni rimangono irrisolte o sono trattate superficilamente, ma forse non poteva essere altrimenti. Per conoscere quegli anni, in modo più completo e approfondito, nonché più problematico, è meglio leggere alcuni libri, fra i quali spicca Lieber wuetend als traurig. Die lebensgeschichte der Ulrike Marie Meinhof, di Alois Prinz.
Un libro di ottimo livello, il cui autore al di là di ogni pre - giudizio cerca di capire e ci aiuta a capire come mai Ulrike, prima brava ragazza, di fede profonda e studentessa modello, poi giornalista impegnata e moglie e madre perfetta, diventi una terrorista. La più ricercata, il pericolo pubblico n°1 della Germania di allora. Già, la Germania di allora: molte pagine del libro sono dedicate alla contestualizzazione del pensiero e dell'azione di Ulrike. In quegli anni la Germania è soddisfatta del suo benessere e si gode borghesemente il suo consumismo, basato anche sullo sfruttamento di tantissimi immigrati, italiani portoghesi spagnoli greci e, ultimi fra gli ultimi, turchi; e per goderselo meglio dimentica il suo terribile passato. Le colpe dei padri sono rimosse, sono taciute. L'ipocrisia tocca il culmine quando la Germania è governata dalla Grosse Koalition di Kiesinger e Brandt (1966- 1969), quando cioé non vi è più alcuna differenza fra governo e opposizione, quando i ruoli sono confusi, anzi cancellati (vi ricorda qualcosa?).
"Ma cosa si deve fare quando il parlamento non rappresenta più l'opinione del popolo in questioni di importanza vitale? Vi sono solo due risposte. O rimaniamo in silenzio, ammettendo che non siamo più governati in maniera democratica, oppure parliamo e ci battiamo per assumerci la nostra parte di responsabilità", così scrive Ulrike.
Molti giovani fanno così e non accettano questo stato delle cose, non accettano le ingiustizie, in ognuna delle quali vedono il marchio del fascismo redivivo, anzi più vivo che mai - certo, non più il vecchio fascismo del passo dell'oca e delle camicie nere o brune, ma un nuovo fascismo, ancor più pericoloso, perché camuffato bene sotto le sembianze "democratiche", per quanto autoritarie. I giovani discutono dentro e fuori delle università, si oppogono, agiscono e protestano, democraticamente. La violenza della repressione e la morte di Benno Ohensorg li radicalizzano e spingono non pochi alla clandestinità. Fra questi anche Ulrike.
"Dormite, dormite... gente pasciuta della mia Germania, gente ben pensante... dormite sereni, come morti. Il mio grido non vi può svegliare, perché non si svegliano gli abitatori di un cimitero". Malgrado questa consapevolezza, Ulrike non può non gridare.
Il resto è noto.
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