Questo è un album che ha il sapore di un viaggio al mare in una giornata tinta di bianco; ha il sapore di un amore sepolto nel passato, di notti festose che non torneranno più. È un album per chi ammira l'alba in riva all'oceano oppure il tramonto sognando alla finestra, per chi si strugge pensando all'amato distante, per chi nel dolce cerca una punta di amaro.
Gli Alvvays non potevano che essere canadesi, e sono uno dei migliori gruppi degli ultimi anni. Il loro secondo lavoro, Antisocialites, propone un pop trasognato, nostalgico e malinconico, tra chitarre jangle e riverberi novantiani, tra up-tempo e oasi di placidità, tra ritornelli che fanno toccare il cielo con un dito e una Already Gone dove fluttuare sul doloroso fiume del lutto. Presenta un songwriting sopraffino, finemente cesellato, geniale a modo suo, senza mai cadere nel banale, senza mai stufare, su cui la teporosa voce di Molly Rankin canta di cuori spezzati e agrodolci rimpianti, di fallimenti rabbiosi e di chi i panni della socialite proprio non riesce a vestirli.
Uno dei migliori album del 2017; ho finito. Beati i cuori ingenui, tosti, beati i cuori che cadono e si rialzano ancora...
Alla prossima.
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