Finalmente tornano… proprio così… il ritorno dei granitici Amon Amarth dopo il dvd "Wrath Of The Norsemen" è dei più devastanti degli ultimi anni. Il loro sesto album dopo "Fate Of Norns" è di gran lunga uno dei più soddisfacenti di questo 2006.

L'album è diverso, i mid-tempo sono molto vari e soprattutto non annoiano con la loro melodicità cadenzata. In alcuni momenti le velocità sono elevate come non mai e il lavoro nella sua completezza si presenta vario e sopratutto fluido nonostante alcune tracce abbastanza lunghe. I nostri non tornano e tantomeno si voltano a guardare al loro passato, ma bensì si evolvono in maniera straordinaria senza perdere il loro marchio di fabbrica che li contraddistingue ormai da anni, e cioè: energia, vigore, riff pesanti, sezione ritmica straordinariamente paurosa e Hegg che detta legge sia in growl che in scream. Il lavoro non è un concept ma narra delle solite vicende dei vichinghi e non vi sono all' interno del lotto delle canzoni che passano in secono piano.

Il lavoro inizia subito con "Valhall Awaits Me", una delle piè devastanti e veloci song. Questa parla di un corraggioso guerriero vichingo che affronta la battaglia senza paura perchè sà che morendo da eroe andrà a riposare nel Valhall, perchè secondo tradizione chi muore da eroe viene scortato direttamente dalle valchirie nel palazzo di Odino. Con "Runes To My Memory" i nostri rallentano un pò ritornando un pò sui vecchi lavori, questa parla di un vichingo che ormai morente chiede di essere abbandonato su una barca con tutto il suo equipaggiamento in modo tale che tutti lo possano vedere. Un pò come Boromir nel Signore Degli Anelli dopo la sua morte… ricordate vero??? "Asator" è un tributo a Thor figlio di Odino e dio del tuono e dei fulmini. Questa è la più breve dell'album con i suoi 3:04 minuti ma è anche una delle più veloci, da citare sopratutto il bel assolo molto veloce rispetto alle loro abitudini. "Hermods Ride To Hell (Lokes Treachery Part 1)" è certamente quella che ha destato più curiosità in me proprio per quel "Part 1" e per la sua malinconica melodia che incanta in maniera spaventosa.

"Gods Of War Arise" è cattiva, oscura e prepotente al punto giusto. Hegg la fà da padrone assoluto e sempre ottimamente supportato dai suoi fedeli seguaci. Bellissima nel finale dove i nostri si lasciano andare a quel non sò che di glorioso. La title-track è una antica preghiera pagana che musicalmente risulta essere potente e molto convincente, le chitarre in questa canzone sono da urlo per tecnica e potenza. "Cry Of The Black Birds" sembra in partenza una song dalle ritmiche lente e molto melodiche, in realtà al primo urlo di Hegg i ragazzi scatenano un inferno di assoli e martellate sulle pelli che quasi vien voglia di vederli all'istante dal vivo. La penultima song e anche la mia preferita è "Under The Northern Star", questa è un pò una novità per gli Amon Amarth poichè una semi-ballad non si era mai sentita, davvero micidiali. Onore e rispetto al grande Hegg che trasmette emozioni a go-go. Con "Prediction Of Warfare" si chiude il lavoro dei cazzuti scandinavi. Questa è apprezzabilissima soprattutto per il lavoro ritmico, un'altra piccola perla.

Cosa posso dire… non inventano nulla, non si rinnovano ma cambiano pelle i nostri, un lavoro micidiale, il mio lavoro del 2006 fino ad ora… e adesso uniamoci in un solo grido: "We return to our ships With silver, slaves and gold"

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