1983. Dopo tre anni dall'uscita al cinema del seguito di Guerre Stellari (L'impero colpisce ancora) è giunto il turno per il più personale, effettato e veloce film della serie: "Star Wars: il ritorno dello Jedi".

La linea narrativa riprende il filo da dove era stata interrotta nel film precedente. Luke Skywalker, dopo avere scoperto l'atroce verità su suo padre, è determinato a diventare uno Jedi e a redimere Dart Fener, liberandolo dalla presa dell'Imperatore. Egli non può sapere però che quest'ultimo ha fabbricato nuovamente in gran segreto la temuta arma di distruzione che diede filo da torcere ai ribelli nel primo episodio (oggi il quarto). La scoperta da parte dell'alleanza che lotta per restituire la libertà alla galassia porta Luke e i suoi amici in una missione segreta che determinerà la vittoria o la sconfitta totale della libertà. La trama è più profonda e più individuale degli altri episodi e per la prima volta viene presentato un Dart Fener schiavo anzichè schiavizzatore. Schiavo delle sue passioni e dei suoi sentimenti, che lo ha portato inesorabilmente a essere prigioniero della volontà del malvagio Imperatore. Viene poi celato l'uomo sotto la maschera, quello Jedi potentissimo che un tempo era chiamato Anakin Skywalker. La tragedia del "padre oscuro" (Dart Vader, pronunciato in inglese somiglia molto a Dark father) viene quindi rivelata nella sua interezza a Luke, assetato di verità e disilluso, dallo stesso personaggio che gliela aveva nascosta nel primo episodio, cioè il vecchio maestro di Anakin, Obi wan Kenoby. Questo fa capire che ormai il tempo è giunto per tutto. Le vecchie bugie sono infrante. Tutto comincia a combaciare, la verità torna alla superficie, gli antichi misteri sono svelati.

Lo spettatore riesce a capire che oramai il destino dell'ingessato Impero intergalattico è legato solo alla sopravvivenza del male, quindi dell'Imperatore e di Dart Fener. Quando il bene tornerà in Dart Fener per mezzo della compassione per suo figlio, quello stesso Dart Fener morirà e il vecchio spirito Jedi di Anakin Skywalker risorgerà. Perciò Anakin in questo modo distrugge l'Imperatore e la propria maschera che tanto male aveva portato. Per concludere l'opera i ribelli distruggono l'arma dell'Imperatore ("Morte Nera", in lingua originale "Death Star") e quindi l'Impero. E grazie alla forza e il bene la libertà torna nella galassia e vivranno tutti felici e contenti per sempre. Ah, come adoro questi finali, anche se ripetitivi. Finali in cui c'è un lieto fine, dove il bene trionfa sul male e i problemi presentati in precedenza vengono risolti. Finali che valorizzano le parti nobili degli uomini (nel caso di Guerre Stellari di tutti i popoli della galassia), quali amore, giustizia, coraggio, audacia, temperanza, eroismo, fratellanza. Così è stato per questo film, che dal punto di vista della trama soddisfa e appaga anche lo spettatore più ritrosio. Dopo, come quasi tutti i film, anche questo ha le sue pecche, che fortunatamente non mi coinvolgono eccessivamente nel giudicarlo. La prima, parlando di trama, è rappresentata dalla presenza di creaturine pelose che rispondono al nome di "Ewoks". Personalmente non critico le buone intenzioni di George Lucas di dimostrare come anche degli esserini così minuti possano determinare le sorti della gigantesca galassia. Critico piuttosto le maniere un po' risibili in cui lottano e distruggono le truppe Imperiali sulla luna di Endor. Forse era per aggiungere dell'humor in una situazione così drammatica come quella di Luke e suo padre, ma fatto in questo modo il film perde di serietà. Fortunatamente solo in quella parte del film dove ci sono. Ma questo mi porta a criticare (unico caso nella vecchia trilogia di Guerre Stellari) la regia.

Anche se non intenzionalmente, la colpa di questo è al 50% imputabile a George Lucas. Per colpa delle pressioni che i sindacati degli attori fecero a George (perché nei primi due episodi non aveva messo i titoli di testa, e neanche nel terzo) egli e il suo contatto alla Fox (Alan Ladd Jr.) furono costretti a lasciare il sindacato. Ciò portò il povero Lucas a dover per forza rinunciare al produttore Gary Kurtz, che sempre lo aveva coraggiosamente affiancato nei primi due episodi, e rinunciare anche alla sua prima scelta in fatto di regista: il suo vecchio amico Steven Spielberg. Al suo posto quindi (visto che Lucas aveva abdicato di nuovo al ruolo di regista) venne scelto un regista gallese poco noto: Richard Marquand. Richard Marquand, essendo piuttosto inesperto con gli effetti speciali (ed essendo un film di Guerre Stellari ce ne erano a bizzeffe), venne affidato solo al ruolo di portare la storia sullo schermo e di concentrarsi sulle performance degli attori. Agli effetti speciali e il resto avrebbero pensato Lucas, ILM e compagnia. Questo discorso però portò Marquand ad avere una leggerezza di regia un po' troppo marcata (sapere che tutto il resto lo faranno gli altri) e di conseguenza sbiadì il prodotto finale. Purtroppo per tutti, la regia è un fattore determinantissimo nella resa di un film, e se questa non è sufficientemente forte, difficile sarà che lo sia anche il film. Quindi dobbiamo considerare "Il ritorno dello Jedi" un film non all'altezza della saga? Assolutamente no! Perché la regia è un po' debole, ma non è inesistente. E poi la trama, la scenografia, l'eccellente musica e i soliti effetti salvano il prodotto di gran lunga. Quindi "Il ritorno dello Jedi", personalmente almeno, lo considero un film di qualche millimetro più basso rispetto ai precedenti episodi, ma altresì un film di valore tecnico e artistico, con scene mozzafiato (pensate all'epoca in cui uscì), una colonna sonora capolavoro, e una storia piena di buone idee. Per rendere completezza degna di una saga di vero cinema che ha segnato la storia e i nostri cuori, procedo ora con la mia consueta analisi strutturata, divisa per sette ambiti cinematografici:

  1. REGIA: Come ho gia accennato in precedenza, Richard Marquand in questo film calca troppo poco la mano e di conseguenza il film intero ne risente. Non abbastanza comunque da gridare all'incopetente. E' che "Guerre Stellari" chiede di più di una semplice trasposizione su pellicola delle parole della sceneggiatura. Nonostante le numerose pecche però, in fin dei conti, questa regia si fa anche aprezzare. Con moderazione.
  2. SCENEGGIATURA: Lawrence Kasdan, gia collaudato con "L'Impero colpisce ancora", scrive assieme a George Lucas una sceneggiatura meno elaborata e sofisticata rispetto a quella filosofica del precedente episodio, propendendo verso uno sviluppo più semplice e lineare. La vera mancanza nella storia presentata in questo film è quella...dello spazio. Infatti, questo è l'episodio più statico di tutta quanta la saga e dello spazio, per un po' se ne sente la mancanza. Poi però la battaglia contro la Morte Nera da una buona ventata di aria fresca. Indimenticabile l'incontro col disgustoso gangster Jabba The Hutt, che muore tra le stesse catene che mette agli schiavi, in questo caso la (decisamente poco vestita) principessa Leila, rea di avere tentato di liberare il suo vero amore, Ian Solo. Che sia stata rivelata come sorella di Luke è solo un espediente per mettere in ordine l'intricato rapporto Luke-Ian-Leila. Così tutti vivono felici e contenti (quanto mi piace!).
  3. SCENOGRAFIA E COSTUMI: Non so se alla fine del film mi sia ricordato di più il costumino della principessa Leila, Jabba the Hutt che mangia (bleah), la Morte Nera o il copilota di Lando Carlissian (in questo episodio ,passato dalla parte dei buoni, si redime delle sue passate azioni). O magari il terrorizzante Imperatore, o quella navetta con le alette per di fuori e una sopra, che fa quello strano rombo... Che sia quello che volete, ma una cosa è certa: i film di Guerre Stellari ci propongono sempre qualche cosa di nuovo, ogni volta che li guardiamo. Tutte le volte che ne riguardo uno mi accorgo di qualche particolare che in precedenza non avevo notato. Questo conduce alla affermazione che ambientare una storia nello spazio sia sempre vincente, perché, se e solo se hai delle buone idee puoi utilizzarle a tuo piacere, senza preoccuparti dei limiti che abbiamo sulla terra: nello spazio li puoi infrangere ed essere libero, perché è infinito. Questo è quello che i ribelli fanno e che in fin dei conti la storia di Guerre Stellari insegna: in un mondo senza limiti, la libertà non può essere imprigionata, come ha fatto l'Impero. Che difatti cade. Un aiuto preziosissimo per rendere questa assenza di limiti viene dalla scenografia. Se riesci a convincerti spontaneamente di questo, guardando Guerre Stellari, significa che gli scenografi hanno lavorato bene. E siccome è così...candidatura (non vinta purtroppo) agli Oscar 1983 (rimpiango i giorni in cui la saga di Guerre Stellari veniva riconosciuta agli Oscar).
  4. ATTORI: Niente di nuovo, su tutti i fronti. Gli attori sono onesti e fanno il loro lavoro. Ne più ne meno. Non sono comunque mai stati la forza di traino della saga. Nota di merito per la voce di Dart Fener (James Earl Jones) e il fantastico Imperatore (Ian Mcdiarmid).
  5. EFFETTI VISIVI: la battaglia contro la Morte Nera e la flotta Imperiale è diventata leggenda. Nessuno la eguagliò fino ai giorni nostri, dove gli effetti speciali sono ormai maturi e non più pionieristici (ma comunque realissimi e riuscitissimi) come quelli di Guerre Stellari. Imperdibile poi l'inseguimento sui motospeeder tra i boschi della luna di Endor. La ILM, come dalla sua nascita ci ha sempre abituato, ci sazia di effetti gransiosi e di alta qualità. Ricevettero il più che meritato premio Oscar.
  6. MONTAGGIO: Il montaggio, vista la battglia finale e i momenti di forte velocità nella narrazione, diventa più concitato e rapido, rimanendo comunque fluido e ordinato. E' la fase di postproduzione preferita da George Lucas. I risultati sono sempre ottimi.
  7. MUSICA: John Williams compone per questo capitolo una colonna sonora "bomba", che ripesca tutti i temi musicali dei precedenti film, e li unisce a nuove melodie in un sapiente e intelligente miscuglio. Il tema dell'Imperatore è il più ricordato, assieme alla marcia Imperiale, gia presentata ne "L'impero colpisce ancora". La colonna sonora non fu mai stampata su vinile, per via dell'avanzamento veloce del cd. Oggi la si può (la si deve) reperire su CD. La battaglia di Endor è una sinfonia di più di 20 minuti!
Per i puristi e appassionati di chicche consiglierei di comprare il DVD in edizione limitata che offre sia il film restaurato che la versione standard del 1983. Questo per non vedere la faccia di Hayden Christensen applicata al fantasma di Anakin Skywalker (per alcuni sgradevole) principalmente. Non mi resta che augurare una buona visione a tutti voi di questo bel film e sperare in molti vostri commenti. Che la forza sia con noi.
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