Non ama le cose leggere, il bravo regista russo Zvyagintsev. Dopo aver visto il gigantesco Leviathan, un capolavoro immane e faticoso, non mi aspettavo nulla di meno da un film che si intitola Senza amore. Eppure il cineasta è riuscito a stupirmi, non perché abbia cambiato visione, ma per la capacità di riformulare e aggiornare il suo punto di vista nero pece sulla Russia.

Sembra quasi che da Leviathan a Loveless si faccia un salto, si scavalchi la palizzata che separa la Russia novecentesca, antica, immobile nelle sue aberrazioni, e la Russia attuale, che pur ereditando le contraddizioni post sovietiche introduce elementi di modernità. Non siamo più in una realtà rurale, siamo in città, dove a farla da padrone sono gli smartphone, internet, i computer, gli edifici fatiscenti e le strade poco illuminate, dove giovani ragazze ubriache flirtano col primo che passa.

Il dramma è sempre immane, irrimediabile, totalizzante, ma la visione è anestetizzata, con pochi sfoghi di disperazione plateale. Non c'è bisogno di dare un quadro complessivo della Russia, perché quello è già cristallizzato nei simboli di Leviathan. Si fa un passo ulteriore, andando a definire una società meno patriarcale, meno violenta, eppure irrimediabilmente corrotta: nei valori, nelle abitudini, nella presenza evanescente delle autorità. Non è più una società veramente patriarcale e ligia all'ortodossia, ma continua a fingere di esserlo, covando nascostamente un edonismo egoista che è ancor più pericoloso di quello propriamente occidentale perché piombato su un tessuto sociale impreparato a certi benefici. Una società drogata dal benessere imprevisto.

Ma Loveless, a differenza del suo predecessore, non è un film solo sulla Russia. La vicenda ha un afflato generale che può essere applicato ad altre realtà. Ed è una storia molto semplice, lineare. Eppure di grande cinema si tratta, sia per le molteplici sfumature socio-politiche di cui sopra, sia per la qualità pura del lavoro registico. Qui siamo a livelli di eccellenza assoluta e cura certosina nella definizione di ogni singola inquadratura. In questo modo, le questioni assumono una vitalità nuova e diversa, perché il cinema è grande non solo e non tanto per ciò di cui parla, ma soprattutto per come fa vedere le cose.

E allora quando ti trovi davanti a certe scene di sesso, vorresti alzarti ad applaudire in mezzo alla sala. Per la preziosità dei movimenti di macchina, lievissimi eppure fondamentali; per la gestione dei movimenti degli attori, che fanno sesso in modo realistico senza diventare pornografici, senza mostrare le pudenda; per l'uso delle luci, del vedo non vedo, per giungere a una visione approfondita ma raffinata, non pornografica, appunto.

Ma sono tante le trovate geniali dal punto di vista puramente registico e della messa in scena. Dai dialoghi su questioni delicate mentre si fanno cose normali, come pranzare alla mensa aziendale o mentre ci si fanno fare i capelli dalla parrucchiera, alle inquadrature volutamente oblique, in automobile, per incunearsi in un rapporto obliquo, malsano, degenerato. Alle finezze più sottili, non fondamentali, ma che danno respiro alla visione di fatti non propriamente leggeri: ogni istante è passibile di una riformulazione estetica, basta un'inquadratura dall'alto, basta un leggero movimento laterale tra gli alberi del bosco, facendo apparire e scomparire le pettorine rosse dei volontari alla ricerca di Alëša.

Una disperazione che questa volta non ha nemmeno il conforto della natura. E la fede, che in Leviathan risultava fallace, qui non sfiora nemmeno le vicende. Continua insomma la decomposizione del cadavere sociale russo, ma questa volta c'è ancora meno catarsi, meno rigurgito, perché i drammi e le lacerazioni sono vissuti in quieta disperazione, sul crinale tra senso di colpa profondo e disinteresse, anche verso proprio figlio. Un mondo anestetizzato, dove anche dietro al sesso difficilmente c'è l'amore: c'è sempre un secondo fine, una mira ulteriore, e le donne in questo assumono i tratti di vecchie inacidite oppure di giovani Veneri che tendono la loro trappola a uomini grossolani, senza sfumature d'animo.

8/10

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