Trovo che l'evoluzione del vampiro nella letteratura ci descriva piuttosto bene il l'involuzione culturale subita dal genere umano a partire da fine '800 ad oggi. Oppure anche no, ma il catastrofismo ha un che di romantico. Come i vampiri appunto. Dunque siamo passati dal crudele Dracula di Stoker, icona di malvagità e perversione (le continue allusioni sessuali inserite nel romanzo sono un fatto risaputo) ai vampiri Swarovski della Meyer, la cui rispettabilità letteraria si aggira intorno ai livelli di questo qui nei confronti della musica. Come è potuto succedere? io credo di avere una risposta, e che vi interessi o meno, ve la darò. Ossì che ve la darò! e godremo tutti come fossimo francobolli leccati di fresco.

PASSO 1. Dracula dicevo, è l'inizio di tutto. Certo prima c'è stato il romanzetto di Polidori, che non ho letto e che conosco per sommi capi, ma è indubbio che il primo grande romanzo vampiresco (o forse l'unico?) sia il capolavoro di Stoker. E in quanto a Stoker, possiamo dire che il vampiro possedeva ai tempi i seguenti attributi: 1) era brutto, animalesco, ma allo stesso tempo elegante e aristocratico. Era potente, malvagio, satanico. Era perverso. O almeno così sembrava a qualcuno come Stoker a cui la moglie non la dava da tempo e che per sfogare la libido andava a puttane, salvo poi sentirsi una merda. Ovviamente questa non è l'interpretazione univoca del Dracula di Stoker, ma a me piace pensare che l'autore abbia riversato le sue paranoie fedifraghe sul povero Dracula, e l'abbia infine fatto distruggere dalla società perbenista di cui temeva di non far più parte. Perchè io sono un tipo romantico ovviamente. Fatto sta che, per incredibile che possa sembrare, in Dracula l'introspezione psicologica è totalmente assente. Non sappiamo mai cosa pensa o perchè agisce, egli è solo un espediente, un canovaccio. Una specie di orco cattivo e aberrante che deve essere eliminato. Sola una persona, in tutto il libro, sembra alla fine provare (anche se per poco) un pò di pietà per questa immonda creatura, paragonandola ad un animale braccato, e cioè Mina Harker.

PASSO 2. Mina Harker dicevo, è il seguito di tutto. Un giorno infatti un certo Francis Ford Coppola, mosso a pietà del povero Dracula, con la coscienza di un secolo bello tondo dopo e in seguito a diverse rivoluzioni sociali e sessuali , si ricorda della (momentanea) pietà mostrata dalla giovane Mina Harker e decide di farle onore trasformando il Dracula di Stoker in una burrosa storia d'ammmore e vendettta, dove la suddetta ragazza sarà la reincarnazione dell'ex fiamma del conte succhiasangue, ingiustamente morta suicida per un fraintendimento, e causa principale della trasformazione vampirica del conte. E' anche possibile che il Coppola abbia costruito questa versione romantica dei fatti partendo da una breve frase pronunciata da Dracula in persona alle sue tre puttanele del castello, ovvero: "si, anch'io so amare, e voi stesse ne avete avuto la riprova in passato. Non è forse così?" (confessione dello stesso Stoker in veste di Dracula? ma si, chi se ne incula).

PASSO 3. Ed eccoci finalmente arrivati alla nostra carissima Anne Rice! alleluja! ok fermi tutti: lo so. Intervista col vampiro è stato scritto ben vent'anni prima dell'interpretazione di Coppola, ma allora perchè lo metto come terzo passo? la risposta è semplice: la Rice semplicemente ha scorto nel Dracula lo stesso aspetto romantico della figura vampiresca che ha visto Coppola, aspetto in verità era solo accennato nel testo originale e sommerso da ondate di puritanesimo spinto, ed ha portato questo lato alle sue estreme conseguenze, vent'anni prima di Coppola e, ahimè, in maniera decisamente più drastica. Ma proprio taaanto più drastica. Tenterò di spiegarmi meglio. Ricordiamoci come era il Dracula di Stoker: brutto, animalesco, sinistro. Certamente senza pietà. Bene, si è detta la Rice, fanculo tutto questo! ed è tornata al seduttore di Polidori, ovverosia il vampiro deve essere bonazzo, un figo da paura, deve essere un uomo bello e dannato! ma questo non basta: ed ecco che perdendo la sua umanità, anno dopo anno, decennio dopo decennio, questo vampiro moderno dovrà cominciare a riflettere (su) tutte le sfighe della nostra cara contemporaneità: la solitudine, la perdita dei valori, la morte di Dio. Sembra una figata non è così? un romanzo filosofico sulla diversità, sulla ricerca del senso della vita, un romanzo esistenzialista! ma anche NO.

Intervista col vampiro è una palla di romanzo assurda e Anne Rice è probabilmente una delle autrici più sopravvalutate attualmente esistenti sul pianeta. 9 euro di libro, 9 euro presi e buttati nel cesso. Avrei dovuto intuire quanto effettivamente valesse l'autrice solo guardando la sua faccia da culo su internet, o avrei dovuto ascoltare il mio sesto senso vampirico quando, messo di fronte a quella terribile copertina verde così fottutamente omosessuale, ero tentato di rinunciarvi. Nulla contro i gay ovviamente, ma questo libro è stato scritto da una donna ed è chiaramente indirizzato alle donne (un certo tipo di donne, per lo meno) dunque forse potrebbe piacere anche ad un pubblico parecchio effeminato. Perchè a conti fatti non è altro che un romanzo rosa lavato in lavatrice insieme a tanta roba scura, di modo che ne uscisse fuori molto sporco e nero, ma alla fine della giostra non ci son cazzi che tengano: rimane sempre un romanzo rosa. Ma non voglio sembrar crudele senza motivo, dunque esaminiamo i difetti principali di questa pluripremiata autrice:

1) l'intreccio. Dio mio aiutami. 300 pagine dove non succede un fottuto niente, dove il lettore è forzatamente costretto a sorbirsi i numerosi pipponi mentali del neovampiro Louis e a leggere tra uno sbadiglio e un altro della sua lussuosa vita mondana con lo spregiudicato (e ovviamente bellissimo) Lestat, e con la bambolina Claudia. Oh guarda, nelle ultime 100 pagine c'è un colpo di scena assurdo, questo libro è un capolavoro! no, fanculo.

2) lo stile. Dio mio guida le mie parole. Avete presente la definizione di "verbosità"? ecco, se avete ancora dei dubbi e volete approfondire l'argomento, comprate questo libro. Oppure risparmiatevi i soldi e provate ad arrivare alla fine della recensione, chè sono parecchio verboso anchio. In ogni caso è così, la Rice ha uno stile finto barocco, finto profondo, finto interessante. Parole d'effetto messe un pò ovunque, talmente sgamabili da far tenerezza. Così come i protagonisti sembrano di plastica e porcellana, tutti bellissimi come in un anime giapponese, così anche la profondità dei pensieri di Louis sembra finta, artefatta. Non una frase memorabile, qualcosa che resti, niente di niente. E la faccenda è tanto più grave, se si conta che nell'economia del racconto, un buon 70% è basato sulle fottute turbe mentali del protagonista, e il 30% restante lo si dedica all'intreccio vero e proprio.

3) L'incredibilmente scarso numero di personaggi intervenienti nel racconto. Sembrerà una cazzata ma non ho mai visto una roba simile in vita mia, mai. Sono sempre loro tre, sempre e solo loro tre. Che poi diventano quattro. Poi tre, poi due, poi non si capisce ma chi se ne incula. Tanto non fanno altro che segarsi il cervello, uccidere e innamorarsi tra di loro, maschi con bambine, bambine con maschi che sono femmine che amano maschi che amano altri maschi fidanzati con bambine. Ma se avessi voluto leggere un harmony, me lo sarei fatto prestare da mia zia che ha tutta la collezione. Certo mi sarei perso il lato dark e malato della questione, ma chiamatemi pure retrò, in un romanzo sui vampiri avrei fatto volentieri a meno di tutto questo sentimentalismo che tradisce in realtà troppo bene la presenza di una donna al volante.

Mi rendo conto che stando a questa recensione, potrei sembrare estremamente omofobo e misogeno. Non me ne scuso perchè non sono nè l'uno nè l'altro e mai lo sarò. Anne Rice semplicemente ha tirato fuori dai vampiri il peggio che si potesse tirare. Un sentimentalismo forzato e troppo umano là dove il vampiro dovrebbe essere una creatura oscura e diabolica, che mira a distruggere le nostre sicurezze e a destabilizzare il benpensante. Onore a lei per aver dato un pensiero e una profondità al vampiro là dove il Dracula era solo una macchietta, ma l'ha fatto sbroccando di brutto. Per assurdo, mentre con Stoker il vampiro non aveva ancora un punto di vista, adesso ne ha fin troppi. Su questo lato, ho preferito di gran lunga John Lindqvist in "lasciami entrare", che nonostante non abbia rinunciato all'intreccio sentimentale e alla profondità psicologica del suo vampiro, ha lasciato intatta la componente horror. Almeno quello.

PASSO 4. Ed eccoci giunti alla fine di questo scritto interminabile. Manca solo Twilight, ovvero il crepuscolo della letteratura gotica. Cominciato con la Rice, ritoccato (con un certo mestiere) da Coppola, intamarrito dai numerosi film action, ecco che infine il sentimento frou frou ha trionfato anche tra i diabolici succhiasangue e si sposta ora tra i banchi di scuola, in compagnia di licantropi palestrati e vampiri impotenti. E sono così emozionato di sapere quale sarà il quinto passo che per ingannare l'attesa andrò di corsa a leccare qualche francobollo.

ps: ringrazio un certo Caccamo per avermi fatto scoprire questo questa si che è serietà cazzo.

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