Non so se sia normale, ma negli ultimi tempi mi è venuta un'insolita voglia di stroncare i gruppi metal più inutili del momento. Sarà che dopo anni passati in mezzo a orde di amici metallari tutti intenti ad esaltare l'ultimo capolavoro brutal-gore che gli capitava a tiro mi è venuto un tale rigetto verso questo genere (che, personalmente, non ho mai amato) che ora, per ripicca, provo gusto nel stroncare tutta la monnezza che mi sono dovuto sorbire per anni e con la quale mi hanno letteralmente abboffato i cosiddetti (spero che i nani me la passino). Il fatto è che non sono mai riuscito a dire la mia, in quanto appena dicevo che un gruppo faceva cagare perchè uguale a 10000 altri che facevano la stessa identica cosa, subito mi rispondevano indispettiti dicendo "Ma cosa dici vecchio? Sta roba spacca, è troppo un devasto!". Ammetto che certi dischi li ho pure apprezzati e ascoltati per un po', divertendomi pure, ma ora che bene o male sono uscito dal tunnel malefico & devastante del brutal mi rendo conto di quanto sta roba sia inutile e priva di senso. Forse perchè sto invecchiando, boh, chi lo sa.
Sta di fatto che questi Annotations Of An Autopsy sono l'ennesima band di deathcore che sfrutta il trend del momento per piacere alle migliaia, milioni, miliardi di ragazzini frangettati che si credono grossi perchè si tatuano teschi sul braccio, portano magliette di gruppi come Caliban o As Blood Runs Black e soprattutto perchè ascoltano musica violenta. E la mia recensione potrebbe finire pure qui, perchè di certo avrete già capito a che roba ci troviamo davanti, ma per evitare di sprecare spazio inutilmente vedrò di aggiungere qualcosina.
Provenienti dall'Inghilterra, gli AOAA (così abbrevio il nome del gruppo) pubblicano nel 2007 un EP dal nome "Welcome to the Sludge City", nonchè una delle cose più stupide ed imbecilli che abbia mai ascoltato. E proprio per via della sua immensa inutilità ed imbecillagine (a livello sia musicale che sonoro) ha riscosso un buon successo tra le orde di death metallers dell'ultima (speriamo a questo punto che sia davvero l'ultima in senso assoluto) generazione. Qualche mese dopo rilasciano questo "Before the Throne of Infection", il primo vero full-lenght, che indubbiamente segna un passo avanti rispetto al mini cd d'esordio. Non che ci volesse molto a realizzare qualcosa di meglio di quell'EP, e difatti siamo di fronte ad un disco che si può liquidare in tre parole: solo per fanatici.
10 tracce (includendo anche due intermezzi) per una mezz'ora tonda tonda di brutal death estremamente canonico e fedele alla tradizione degli Skinless e degli ultimi Cannibal Corpse e Job for a Cowboy (periodo "Doom"). Riff monolitici e pompati, grezzi e squadrati, drumming veloce ma che si concede spesso a rallentamenti (che spesso fungono da chiusura del pezzo) ed il solito growl basso caratterizzato dalle cosidette "pig squeal" vocals (ovvero "vocalizzi da maiale sgozzato", Dio che romanticoni). Se volete dare un'occhiata alle liriche, andate a vedere su Encyclopaedia Metallum e digitate il nome del gruppo; sotto la voce "Lyrical Themes" troverete le seguenti parole: gore, death, mutilation, sodomy. Non credo serva bisogno di ulteriori descrizioni.
Spezzando una lancia a favore degli AOAA, si potrebbe dire che il disco suona bene e, una volta inserito nello stereo, pare girare correttamente. Qualche buono spunto si trova in qua e là ("Prostethic Erection" e il finale di "Fisted To The Point Of Regurgitation"), peccato solo che una volta ascoltato per intero l'LP non lo riprenderete più in mano, in quanto l'avrete già dimenticato. Semplicemente, siamo di fronte all'ennesima fotocopia delle innumerevoli fotocopie che invadono il mercato odierno, e continuo a chiedermi a chi possa interessare, se non ai ragazzini quindicenni a cui accennavo poco fa nella rece.
Tirando le somme, un disco buono per farsi un paio di risate per una trentina di minuti. Dopodichè, mi raccomando, levatelo dal vostro hard-disk e risparmiate spazio per qualcosa di meglio. E soprattutto, non compratelo.
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