La più grande struttura semovente mai costruita dall'Uomo: larga 69 metri, lunga 458 e capace di stivare abbastanza petrolio da riempire più di quattro milioni di barili, questo leviatano industriale ha una storia affascinante e travagliata: costruita in due anni, dal 1979 al 1981 nei cantieri navali di Oppama, in Giappone, ha cambiato diverse volte proprietà e nome, da Seawise Giant ad Happy Giant, Jahre Viking ed infine Mont: nel corso della sua lunga storia questo capolavoro dell'ingegneria navale, capace di sfiorare i 30 km/h a fronte di un peso di quasi 600.000 tonnellate a pieno carico ha sfidato la furia degli oceani uscendone sempre indenne, ed è persino riuscita a sopravvivere ad un attacco aereo iracheno nel 1988, durante la Guerra del Golfo; nonostante questo, non c'è un lieto fine per la più grande nave che abbia mai solcato i sette mari: dopo alcuni anni di ancoraggio (e di deperimento) nel Golfo Persico, in cui viene usata come deposito galleggiante di barili di greggio, nel 2010 subisce un destino comune a molte altre grandi navi: il degrado e il dramma ecologico delle spiagge di Alang, in India, dove in pochi mesi viene completamente demolita, fatto salvo per la sua ancora di 36 tonnellate, che viene spedita al museo marittimo di Hong Kong.
In questa foto la nave è ancora tutta intera, in attesa del supplizio finale: sullo sfondo un cielo vuoto, color bianco sporco, tutto intorno sabbia umida e rottami di ferro, ed in mezzo lei, il colosso, ormai vecchio, inutile e superato. Lo scafo, un tempo di un vivido rosso scuro, ora sbiadito e corroso dalla ruggine. Non so se sia possibile definirla come un'opera d'arte in senso stretto, ma questa foto ha una potenza comunicativa impressionante; ritrae un gigante spiaggiato, fermo e che mai più si muoverà, bloccato in un muto gesto di resa.
Uno tra gli oggetti più straordinari mai ideati dall'uomo perso per sempre, nel silenzio di un deserto di sabbia e sostanze tossiche, e nel deserto dell'indifferenza generale. Nessun James Cameron commuoverà il mondo con un film ispirato alla sua storia, nessun Gordon Lighfoot scriverà per lei un epitaffio musicale di maestosa bellezza come "The Wreck Of The Edmund Fitzgerald".
Per l'immensa fortuna dell'ecosistema oceanico, la Jahre Viking non ha avuto una fine tragica che l'avrebbe resa immortale, è stata rottamata come una qualsiasi Fiat Duna, ma nel mio piccolo sentivo di doverle un mio personale tributo. Così passa la gloria del mondo, diceva qualcuno, e forse è giusto che sia così; ma un frammento di storia dell'umanità non meritava una fine così misera. Silenziosa, l'anima che pulsava tra le migliaia di tonnellate di acciaio del suo smisurato scafo si è spenta per sempre.
Con il rammarico di non averla mai vista dal vivo, il mio istinto è quello di sventolare un fazzoletto bianco, e salutarla per l'ultima volta.
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