Se avete dei vicini di casa malati di cuore, o malati di nervi, o anche semplicemente inclini a chiamare il 113, lasciate perdere l'ascolto ad alto volume di questa "roba"... fatelo solo se le condizioni lo consentono o siate predisposti al peggio! Direte: "perchè tante precauzioni? In fondo si tratta solo di musica, no?"...NO! E' molto di più. E poi è davvero musica? Non lo so. So solo che ascoltarla la prima volta (ma anche le successive) è una cosa sconcertante, allucinante! Suoni inauditi... (suoni o rumori?). Si viene catapultati in un caleidoscopio di colori dalle tinte rosso sangue, splatter direi; chi l'aveva mai immaginato che il sax contralto (quello di Charlie Parker) potesse produrre tali oscene meraviglie? Da quei soffi estremi escono fuori visioni apocalittiche, ridicole, terrificanti, cacofoniche, dolorose. Semplicemente entropiche.

Questo "For Alto" del '69, doppio lp convertito in cd singolo, rappresenta la versione sonora dello stream of consciousness di Joyceiana memoria; l'inconscio Freudiano scoperchiato in musica nella sua natura più primordiale; surrealismo puro! 73' di solo sassofono durante i quali il grande e quasi sconosciuto Anthony Braxton, novello Dalì, da libero sfogo al fiume in piena delle sue visioni deliranti e geniali, si arrampica ad altezze enormi per poi lasciarsi precipitare nel baratro più profondo, è volgare ed elegante, creatore e distruttore, angelico e satanico. In tutta l'opera si avverte uno sforzo palpabile, una fatica immane nel compiere questa incredibile catarsi, ed è comprensibile, dato l'impegno psicologico e "muscolare" che un'impresa come questa richiede. A tal proposito la splendida copertina riesce a ritrarre questa intensità meglio di mille parole! Un viso allo stremo delle forze, impegnato ad oltrepassare la "barriera del suono". C'è dentro tutto l'affanno, e la forza di un superuomo Nietzschiano intento a compiere qualcosa di unico. Impressionante sentire al microfono le inspirazioni di Braxton dopo alcune delle sue potentissime emissioni d'aria... sembrano quelle di un uomo che ha rischiato di affogare ma è risalito in tempo in superficie (tra l'altro le registrazioni sono avvenute in piena estate, e forse c'era anche parecchia afa negli studi).

Impossibile descrivere le otto tracce, perché nonostante abbiano caratteri molto diversi tra di loro, sono talmente complesse e multisfaccettate da rendere davvero arduo e potenzialmente noioso per il lettore questo tentativo. In ogni caso è interessantissimo confrontare il secondo pezzo, "To Composer John Cage", con il quinto, "Dedicated To Ann And Peter Allen". Un violentissimo uragano il primo, che travolge e spazza via ogni ostacolo; un'ode elegiaca il secondo, giocato sul filo del silenzio, sussurrato, in cui le note sono appena percettibili, fino a divenire "concettuali"! A un certo punto infatti Braxton smette di soffiare nell'imboccatura, pur continuando a soffiare, e si avvertono i click dello schiacciamento dei tasti dello strumento...come se per un momento volesse sentire quei suoni solo nella sua testa e non nelle orecchie, quasi a volerli sublimare!

Ma insomma è bello questo disco? No, se lo si giudica con parametri convenzionali; assolutamente no. Può risultare orribile, fastidioso, grottesco. Ma è importante sottolineare che si tratta di un'opera rivoluzionaria e geniale, totalmente originale nell'idea e nei risultati. La rivista americana Jazz Down Beat premiò il lavoro con una votazione di cinque stelle, proprio in virtù di questi meriti. Io personalmente trovo quest'opera unica e sublime, e sono anche riuscito a studiarci nella preparazione di molti esami (tutti trenta e lode), nonostante mio padre volesse chiamare il posto dei matti (per lui o per me? Mai saputo). Resta il problema dei gusti personali, spesso basati solo su ciò che si conosce, perciò ve lo dico: ho paura che molti di voi ascoltandolo direbbero come alcuni miei amici:"?ma che è 'sta mmerda??". E permane il problema dei vicini, ovviamente (ed ascoltarlo in cuffia non è la stessa cosa)...

A chi ne avrà il coraggio, BUON VIAGGIO!!

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