Sinceramente non era nei miei piani fare questa recensione, ma questa notte mi son ritrovato in un dormiveglia carico di idee relative al tema dell'improvvisazione, accompagnate dal ricordo di questo disco che ironicamente non é propriamente improvvisato.

E allora lasciamo per un'altra recensione i discorsi sull'improvvisazione, anche se Braxton ne é un maestro, e vediamo di capire qualcosa di queste sei composizioni eseguite dal vivo.

Mah! Non é affatto semplice, primo perché se non si chiamassero testualmente composizioni e se in alcuni momenti delle stesse non fosse riconoscibile un certo andamento, accompagnato da una perfetta coordinazione fra i musicisti, avrei senz'altro potuto pensare che fossero improvvisazioni. Secondo perché al posto che mettere dei semplici titoli alle stesse, il nostro anti-eroe della semplicitá, le identifica con dei disegni formati da figure geometriche unite con delle linee continue e/o tratteggiate, lettere e numeri.

Le sei composizioni sono divise in quattro tracce, le prime due sono state eseguite dal vivo al Montreux Jazz festival nel '75 e le ultime due a Berlino nel '76. I musicisti presenti con Braxton sono gli stessi uscenti dal gruppo sperimentale "Circle" dopo che Chick Corea lo sciolse per formare i "Return to Forever", e cioé il grande Dave Holland al basso e Barry Altschul alla batteria. Accompagnano il trio Kenny Wheeler alla tromba nella prima parte e un allora giovane George Lewis al trombone, musicista che ha mio avviso meriterebbe maggiore visibilitá.

Non é cosa leggera avvicinarsi alla musica di Braxton, io ho dovuto sudare per famigliarizzarci e per chi si nutre di ascolti rapidi, scarica e getta, non é assolutamente raccomandabile. Per chi invece é munito di buona pazienza, orecchi allenati e disposizione, l'ascolto é raccomandato. Nelle composizioni infatti possiamo trovare momenti di relativa immediatezza, di estrema complessitá e episodi, seppur limitati, nei quali il nostro rigurgita suoni primordiali dai suoi fiati, particolarmente inusuali e profondi quelli provenienti dal suo sax contrabasso.

Certo per essere buoni intenditori di jazz e dintorni, bisogna masticarne parecchio e forse non concedersi all'ascolto di troppi generi, io non mi annovero fra questi, quindi perdonatemi qualche mancanza, volevo solo contribuire a incastonare qualche pietra preziosa nella corona debaseriana.

Braxton é un musicista di prim'ordine, stupendamente in simbiosi con i suoi strumenti, ci regala suoni a piene mani per chi li sa raccogliere pazientemente. So che fra di voi ci sono tanti zorniani, non potete sottrarvi al sax di Braxton né prescindere dal talento di Ornette Coleman. Forse i due piú grandi "dissacratori" di ance.

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