Un ispirato Grimaldi, salito sul podio dei registi in evidenza grazie a "Caos Calmo", ha girato per Sky-Fox Crime, una interessante serie su colui, anzi coloro che in un disperato arco temporale, seminarono il terrore nelle campagne fiorentine.

Sulle note di "Gioco di bimba", delle Orme, che crea tra l'altro uno strano effetto straniante in relazione al soggetto inquietante del film, inizia il serial, composto da sei episodi, che si incentra sulla drammatica vicenda dei Rontini, una delle tante famiglie martoriate dall'inspiegabile sete di sangue dei "compagni di merende". In particolare la figura in impressione è quella di Renzo Rontini, impersonato da un bravissimo Ennio Fantastichini. Renzo è il padre di Pia, ragazza appena maggiorenne a cui toccherà una delle esecuzioni più efferate del "mostro". Verranno ripercorsi, quasi fedelmente, tutti gli stati d'animo che un padre è costretto a sopportare in una situazione del genere. Dalla tragica morte della figlia, ai sensi di colpa, da un cuore traballante al lunghissimo e lancinante processo compensato da un breve periodo di amara soddisfazione, quando dalla camera di consiglio il giudice pronuncerà la pena dell'ergastolo per gli assassini. Quel giorno che sentì l'effluvio dolciastro della giustizia.

Il 6 giugno del 1981, nei pressi di Scandicci, due giovani amanti vengono assassinati. Colpi d'arma da fuoco calibro 22 per entrambi. Alla donna, con una precisione chirurgica verrà asportato l'apparato genitale. Passano quattro mesi e l'orrendo spettacolo si ripete. Calibro 22 e asportazione del pube ma in maniera più grossolana. E' difficile ipotizzare un complice ma la mano non appare la stessa. Intanto viene messo in circolazione un manifesto che con un grande occhio disegnato, invita i giovani a non appartarsi in zone troppo isolate. C'è anche chi ha il coraggio di scherzare canticchiando una fetida filastrocca.

Devono trascorrere altri otto mesi per parlare ancora del mostro. Altri due giovani uccisi. Calibro 22 e asportazione dei genitali. Come il primo delitto, i tagli sono precisi. L'ipotesi del complice prende corpo e stavolta ci sono dei testimoni e qualche macchina che ha destato sospetti con una insolita velocità sostenuta. C'è un altro elemento di estrema importanza. La memoria ferrea di un maresciallo dei carabinieri riporta alla luce un omicidio simile avvenuto almeno tre lustri prima. Ci sono dei sardi di mezzo, un adulterio multiplo e un bambino che non vuole ricordare, ma in comune c'è l'arma. Una calibro 22 che però ha una "H" incisa sulla base del bossolo che compare anche su quelli ritrovati sui luoghi degli ultimi omicidi. Entrano in scena testimoni, possibili assassini o comunque persone attinenti alla macabra rappresentazione.

Quando sembra che tutto stia ritornando alla normalità, a 15 mesi dall'ultimo duplice omicidio, vengono ritrovati a Giogoli due ragazzi assassinati. Erano due turisti tedeschi accampati in un furgoncino Volkswagen. Uno aveva i capelli lunghi ed è stato scambiato per una donna. Calibro 22 e l'H incisa sul fondello. Torna la paura, tornano gli elementi d'indagine. Presunti colpevoli entrano ed escono dal carcere. Torna alla luce un altro omicidio avvenuto nel 1974. Sulla donna, oltre ad un accanimento bestiale di 96 coltellate, e un tralcio di vite infilato nella vagina, si compì la mutilazione di un seno. Quello sinistro. I magistrati e la polizia non riescono ad uscire da uno strano labirinto fino a quando ribattendo la pista sarda incarcerano tale Francesco Vinci come autore degli omicidi. Il mostro è in gabbia.

Pia, intanto, tra la voglia di evadere e un bacio innocente ha trovato lavoro in un bar. Sembra che qualcuno l'abbia infastidita ma la cosa non ha molto peso. Il barista vede qualcuno non familiare ma non ha importanza. Una sera torna a casa stanca e non ha voglia di uscire. La madre la esorta a rilassarsi un po' e lei ne approfitta per stare insieme a Claudio, il ragazzo. Quella notte però il mostro torna a colpire e alla povera Pia toccherà una sorte atroce. Calibro 22, H sul fondello, coltellate, asportazione del pube e mutilazione del seno sinistro. A una bambina di 18 anni. Il mostro è ancora libero e si diffonde il terrore. Qualcuno suggerisce di indagare su tale Pietro Pacciani. Pubblici ministeri, avvocati, giudici, poliziotti, setacciano il passato torbido di questo strano contadino. Spuntano altri testimoni e potenziali complici. E' l'8 settembre del 1985 quando avviene un altro duplice omicidio. Due turisti francesi appartati in una tenda vengono barbaramente assassinati. Calibro 22, H sul fondo, lui tenta la fuga ma viene raggiunto. Per lei pube e seno sinistro mutilati. Un pezzetto di quest'ultimo verrà spedito al Procuratore Silvia Della Monica.

La vicenda giudiziaria è devastante per Renzo Rontini, che non lascerà passare neanche un giorno senza che combatta per la verità. Intanto tenterà di risalire la ripidissima china lavorando come meccanico ma, un'assunzione sbagliata gli inferirà un altro fendente. Il processo ai mostri, a cui si aggiungono anche Mario Vanni e Giancarlo Lotti ha anche il triste onore di riservare eventi tragicomici. Entrano in scena oscuri maghi, puttane, pervertiti, medici deviati, farmacisti sinistri ed elementi preferibilmente evitabili. E quando Pacciani, nel frattempo prosciolto e di nuovo rinviato a giudizio, muore misteriosamente, ciò che sembrava concluso si riapre con altre ferite malcelate e nuovi inquietanti risvolti.

Grimaldi ripercorre quasi fedelmente la storia di quei tragici omicidi, avvalendosi però di attori o caratteristi non sempre all'altezza. Bravissimi Bebo Storti e Marco Giallini, dove il primo si sveste delle sfarzose stoffe vernacolari del conte Uguccione degli Orpelli per il Procuratore Vigna, mentre il secondo interpreta il capo della Squadra Mobile, Perugini. Un sontuoso e rimpiantissimo Corso Salani interpreta il pm Canessa e una non molto convincente Nicole Grimaudo sta nella parte del procuratore Della Monica. A mio avviso, gli attori che hanno calzato le animacce di Vanni e Pacciani non sono stati completamente azzeccati. Troppo agile e giovane il primo, troppo teatrale e insicuro il secondo. Le scene degli omicidi sono abbastanza cruente, la fotografia è ben curata e la tensione in alcune sequenze è sufficientemente emozionante. Però la storia si intiepidisce negli episodi finali, che trattano l'esperienza del Commissario Giuttari, interpretato da un ben collaudato Giorgio Colangeli.

Globalmente è un buon prodotto che funge però da infarinatura per chi vuole conoscere gli aspetti di questa terrificante epopea nera dell'Italia di qualche generazione fa. Per gli approfondimenti invito alla visione della ricostruzione di Carlo Lucarelli e, qualora fosse reperibile sulla rete, il processo al mostro tratto da "Un giorno in pretura" della ampiamente professionale Roberta Petrelluzzi.

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