Spesso non trovo le parole, lascio che sia la musica a farlo. Riempire quel silenzio che altrimenti peserebbe come un macigno. Quando quel silenzio comincia a venire da dentro allora diventa ancora più difficile.
Ti fisso mentre bevi quello che chiami caffè americano, che in realtà non è altro che moka allungata ad una brodaglia tiepida. Da quand’è che c’è questo silenzio? Lo senti?

Eppure parliamo di tante cose, articoliamo frasi diventate caricature di noi stessi. Dirti che niente conta, che non ho mai tenuto così tanto a te invece no, non esce dalla mia bocca. Tu fissi lo smalto che hai messo con non troppa cura, ormai è divenuto un automatismo. Mi stai accanto ma quanto sono lontano?

Ci accendiamo una sigaretta per sentirci più fragili, aspettandoci che al prossimo battito il nostro cuore esploda. Stupidi, continuiamo a pretendere che ci debba essere qualcosa a riempire quel vuoto presente da sempre, invece no, dalla tua bocca non esce nulla. Usciamo, facciamo finta di non avere niente di meglio da fare e dopo esserci rinfrancati sul fatto che nel mondo non succede proprio un cazzo di niente, ci chetiamo.
Lo so, sto ripagando sulla mia pelle gli errori, ma ascolta, voglio dedicarti queste melodie che riempiono il silenzio più fragoroso di tutti. Tu ascolta, cerca di capire come hai sempre fatto.

Gli Aqueduct si sono sciolti (hah) da qualche anno ormai. Dietro la band di Seattle c’era David Terry, un brillante omone dall’indubbio gusto melodico. Ha emesso il proprio canto del cigno con “Or Give me Death”, datato 2007. L’album è un energico miscuglio di variazioni sul tema di un pop potente dalle tinte sarcastiche. Il synth e qualche elemento d’orchestra vengono inseriti ad hoc creando maggiore profondità nelle composizioni, in più la registrazione è ottimale.
Ci potete trovare dal college rock a momenti d’ispirato songwriting passando per canzoni dalla struttura mai banale (basta sentire “As You Wish”). La batteria picchia forte, i testi parlano di bugie, di lontananza e della stupidità umana. Non ho bisogno d’altro, però dell’altro c’è, ed è una ventata di positività che accompagna le canzoni di questo disco. C’è molta freschezza in quest’album, il fatto di non prendersi troppo sul serio contribuisce alla riuscita dell’insieme. Insomma è divertente ascoltare questo piccolo gioiello. Ho avuto modo di rispolverarlo dai ricordi con la piacevole sensazione che il tempo non l’ha intaccato minimamente.

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