Armand l'ho conosciuto due anni fa a una mostra a Venezia, e mi ha ispirato simpatia immediata e reciproca. Di origine peruviana ma residente in Germania da un'intera vita, Armand è un artista eclettico, e le tecniche che utilizza per esprimersi lo conducono verso una fusione, che potrei definire "spaziale", della pittura europea e americana. Quello che mi ha subito colpito delle varie istallazioni che ospitava la mostra, sono stati i suoi quadri monocromatici con il colore più inesistente che esista, il nero. Questo colore in arte è un non-colore, perché anche le ombre sono colorate - basta pensare al nostro riflesso su un pavimento o allo specchio - e il suo opposto, il bianco, non è altro che la somma dei colori. Nella tecnica pittorica il bianco e il nero sono chiamati anche "colori morti" perché col loro tono freddo servono generalmente come base nella preparazione pittorica. Usare il nero in modo uniforme sulla tela denota coraggio, oppure la ricerca di un particolare linguaggio espressivo.

Le tele nere esposte a Venezia le ho chiamate le Black Stars di Armand.

Come in Yves Klein anche in Armand vi è una continua oscillazione da un piano oggettivo e fisico a uno spirituale. Quando approda alla pittura monocroma la sua esperienza artistica è già formata. Con le opere esposte a Venezia l'artista intreccia, ad un atteggiamento critico verso la civiltà industriale di chiara influenza Dada e New Dada americano, un'ascendenza latino americana e spiritualista con reminescenze orientali; infatti, in opere come Black Stars (le stelle nere) il pigmento creato dal colore nero - tono su tono - ricorda i segni sulla sabbia e le lunghe rigature sulla ghiaia del giardino zen giapponese, e come in questo particolare spazio simbolico del giardino orientale il fluire dell'acqua viene rappresentato da lunghe linee parallele che si muovono sinuose, così, nelle tele di Armand, il colore fluisce e si incunea o s'ingorga come acqua di un ruscello tra le rocce. Tuttavia, mentre nel giardino giapponese è possibile modificare ogni giorno la disposizione e i segni sulla sabbia come per predisporre all'introspezione e meditazione sull'uomo e sulla natura, nei segni nero su nero delle sue tele tutto è pietrificato, e reso materico, all'interno del frammento di tela: infinito spazio che rende angosciante penetrarvi, esattamente all'opposto di quanto succede all'interno di un giardino zen.

Di fronte alle opere monocrome di Armand si può anche rimanerne al di fuori, lungo la linea di demarcazione che l'artista ci offre utilizzando certe antiche cornici da lui scelte e che creano un "recinto storico" al quale appoggiarsi, sul quale meditare, lasciando quel senso di vuoto infinito e profondo come fosse una stella nera, una schwarzer Stern, a ricordarci l'assenza, la fine, la morte.

In alcune opere monocrome Armand lascia uno spiraglio, piccoli punti o linee di luce, oppure un piccolo frammento di qualche cosa, che trapassano il nero lucido e smaltato delle sue straordinarie Black Stars in cui il nero con l'ultramarino ha il colore delle notti tropicali, ma con il blu di prussia acquista il gelo dei ghiacciai.

Le Black Stars di Armand si comportano come nella formazione ipotetica di una stella nera per collasso gravitazionale, con una consistenza interna ricca di materia densa. Così nelle forme quadrangolari o quadrate si raggruma una quantità di pigmento di colore nero smaltato e brillante, oppure, denso e opaco, che ricordano i paradossali corpi celesti. Così come le Black Stars trasportano informazioni e radiazioni al loro interno, le tele nere di Armand emettono raggi e forza centripeta che assorbono ogni luce verso l'interno, avvolgendo e concentrando ogni senso di spazio e tutte le nostre percezioni sensoriali in uno "orizzonte degli eventi", simile a quello del Black Hole in cui, come nel caso dell'orizzonte terrestre, quanto più cammini per avvicinarti tanto più esso si allontana.

Armand è quindi un lucido osservatore di come possa funzionare la fusione di civiltà così lontane lui, peruviano europeo, cittadino e viaggiatore della terra che nelle ultime opere, le straordinarie Black Stars monocromatiche esposte a Venezia, preferirà oramai i viaggi interstellari.

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