"We Are THe Nightmare" è un dolce incubo fottuto.

Molti grandi pensatori (Gorgia), letterati (Leopardi) e puttanieri (Schopenhauer) hanno sostenuto che il piacere è figlio del dolore; questo gioiellino prova che mai affermazione fu più veritiera. E'arduo descrivere questo lavoro...magari qualche immagine emblematica rende meglio. E'come fare all'amore nascosti nell'armadio di un salone affollatissimo, e sentire l'agonia che si mescola all'eccitazione. Oppure, come prendere a testate un muro ruvido di cemento armato, e continuare a farlo per il piacere di farlo, a occhi chiusi e denti stretti, anche se sai che soffrirai come un'immonda bestia.

La prima traccia, "We Are The Nightmare", parte molto blanda, in modo che questi americani che si ispirano ai Dark Tranquillity abbiano il tempo di tessere magicamente la dimensione onirica in cui poi vi spediranno con un tremendo calcio in culo, che suonerà come un tamburo. Non ci credete? Beh, vedremo come starete quando partirà la possente batteria di Darren Cesca: vi verranno la broncopolmonite e la gastrointerite... ma è normale. Ed ecco che arriva, come se tutto non bastasse, la voce straziata di James Malone a rincretinirvi, mentre voi siete rannicchiati in un angolo oscuro, tremanti di paura mentre in camera vostra appaiono orrende creature marcescenti. Andare avanti equivarrà a bere l'amaro calice, ma non preoccupatevi: l'uso sapiente della melodia, splendido ghirigoro nella trapunta tecnica tessuta dai vostri torturatori, noti come Arsis, spalmerà un po'di miele sugli orli.

Da "Shattering The Spell" in poi il tasso tecnico si eleva ulteriormente, e voi non potete fare a meno di avere un orgasmo, mentre alcuni rovi vi stanno ghermendo nelle loro spire, martoriandovi con le loro spine. Pensate che sia finita qui? Ne riparliamo dopo "Servants To The Night": roba che anche il tenero mostriciattolo della copertina si cagherebbe addosso.

E dopo la grandiosa "My Oath To Madness", momento di vero godimento (altro che Mars), quando starete tremando di piacere e la vostra carne sarà lacerata nel profondo, ecco che arriva la conclusiva "Failure's Conquest": la chitarra di Ryan Knight diffonderà per l'aere una soffusa malinconia...e poi vi darà l'ennesima coltellata nello stomaco. Datemi retta, vi sentirete come Giulio Cesare, dopo questa traccia: sarà come osservare, seduti in cima a un altopiano, uno splendido tramonto infuocato mentre la vostra ragazza vi gratta le orecchie con l'alluce...e allo stesso tempo essere pestati con una mazza ferrata dal bullo del paese.

E allora cos'è meglio, un lavoro in cui domina un tecnicismo da orgasmo, oppure uno in cui abbandonarsi alla melodia e sprofondare lentamente? Meglio avere ambedue le cose. Meglio avere questo disco.

"We Are The Nightmare" è un dolce incubo fottuto.

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