Un caldo infernale. Stasera fa un caldo infernale sul serio. Come sempre, nelle serate come queste, le atmosfere caraibiche costituiscono un buon rifugio sonoro a tema climatico; così, dopo vario peregrinare tra il web e la mia discoteca, mi sono fermato a "Rumba Palace" di Arturo Sandoval, il suo ultimo disco uscito un paio di anni fa. Per quei pochi che non lo conoscessero, Arturo Sandoval è il trombettista cubano sdoganato ormai più di trenta anni fa da Sua Maestà Dizzy Gillespie, il quale ne diventerà in sèguito una sorta di padrino. Dizzy, vecchia volpe del Bop e delle Big Band, rimase folgorato sulla via de La Habana in tempi non sospetti, fin dagli anni '40; infatti Sandoval riesce ad amalgamare con mestiere e passione quella miscela elegante tipica delle orchestre cubane degli anni '40 e del Bop.

Questo disco però non suona antico, ma suona molto smooth. Un'atmosfera più da esuli cubani di Miami che non da cubani di La Habana o di qualche altra zona della Isla Grande. Il risultato è un album elegante, maestoso, fascinoso, intrigante. Sandoval riesce sempre a trovare un grande equilibrio tra la sua anima latina e la sua anima forgiata a colpi di boopers, in primis Clifford Brown e Gillespie appunto. "A Gozar" è una Rumba da Big Band molto affascinante, la quale starebbe alla grande suonata in un gazebo in riva al mare in una calda sera d'estate; così come "Guarachando". Il discorso da Big Band spruzzato di Bop e musica latinoamericana domina il disco, anche se Sandoval riesce a rimanere completamente in territorio americano per il tempo di un pezzo, la struggente ballata "Peaceful", la quale mi ricorda molto le atmosfere della colonna sonora di "Ma Quando Arivano le Ragazze?" di Pupi Avati e composta dal fido Riz Ortolani. Dopo "Peaceful" arriva il mio pezzo preferito del disco, "Having Fun"; il quale è un pò la summa definitiva del disco, dipinta in una armonia Fusion nella quale la tromba di Sandoval trionfa definitivamente.

Un bel disco: sezione ritmica, fiati, voci, il tutto arrangiato con mestiere, riescono ad esaltare la tromba di una vecchia volpe come Sandoval. Questo disco non è un miracolo che resterà, siamo ben lontani, ma è un disco di mestiere, ben prodotto e che non lascerà delusi gli amanti del genere.

Niente Cuba Libre o Mojito, mi accontano di un paio di birrette in questa tarda serata accalurata; e magari passo dal suo amico Paquito, ma è un'altra storia...

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