Viva la sposa è un film scritto diretto e interpretato da Ascanio Celestini, attore di teatro, romano, classe ’72.

Il teatro di Celestini è un teatro di “narrazione” laddove l’autore attraverso la forma racconto illustra i suoi contenuti spesso incentrati su tematiche sociali legate al mondo del proletariato e del lavoro.

Viva la sposa, co-prodotto dai fratelli Dardenne e con Luca BIgazzi alla fotografia (pregevole lavoro), è il suo secondo film. Il primo “La pecora nera” ottenne un discreto riconoscimento tra gli addetti ai lavori e vinse qualche premio.

Viva la sposa non è quello che ti aspetti.

È una commedia amarissima dove però si ride molto poco anzi quasi per niente.

È un oggetto cangiante al quale è bene avvicinarsi con circospezione e si presta a molteplici chiavi di lettura e interpretazioni.

Viva la sposa è la storia di Nicola.

Nicola vive in uno squallido seminterrato con suo figlio (ma mi sa che non è il figlio).

Nicola tira su qualche soldo mettendo su spettacolini teatrali per bambini in improbabili locali, in un bar di periferia ad esempio.

Nicola ha un furgone bianco e cazzo stamattina mentre sentiva l’AVE MARIA, proprio non l’ha visto quel vecchio che ha tirato sotto le ruote.

Nicola beve.

La sua vita gli sta sfuggendo di mano o forse non l’ha mai presa per mano.

Disincantato e per certi versi “puro” tipo il Candido di Voltaire, Nicola si lascia travolgere dagli eventi o più semplicemente li sta ad osservare, se fosse una carta dei tarocchi sarebbe “l’appeso”.

Intorno a lui la periferia romana e i suoi abitanti brutti e sporchi ma non cattivi come il suo illustre epigono di tanti anni fa.

Ecco, questo film lo accosto per certi aspetti al capolavoro di Ettore Scola per i personaggi che ne fanno parte, per la loro condizione e per la loro vita disperata e senza uscita.

Ma viva la sposa è anche altro.

C’è questa sposa, la incontrano di notte dal benzinaio, la vedono in tv in un servizio del tg mentre si aggira tra le macerie.

C’è questa sposa alta, bionda, bellissima. Una figura metaforica che non interagisce con i personaggi, eppure è il titolo del film.

Ma chi è questa sposa? Cosa significa questa figura? Io una risposta me la sono data e non ve la dico di certo, chissà se è la risposta esatta.

Un film curioso, dicevo, lento …che svogliato si dipana tra una sambuca e una tragedia. Un film disomogeneo verrebbe da dire “senza trama”. Disomogeneo nel senso che c’è un cambio di registro tipo che parte in un modo e finisce in un altro e pure quando parte non si capisce bene dove vuole andare a parare. Questa caratteristica mal dispone lo spettatore medio abituato a inizio - svolgimento - fine entro binari predefiniti però sì insomma a volte la vita è così, mica lo sai cosa ti riserva ...tipo che te l’aspettavi in un modo ma finisce in un altro …come questo film appunto.

Il film è stato oggetto di critica da parte delle forze dell’ordine perché vengono mostrate in un certo modo. È un certo modo, diciamo un loro modo di fare ...succede quando gli scappa la mano…

Un’informazione. In questo film uno dei protagonisti è Salvatore Striano, ex-galeotto diventato attore grazie ai fratelli Taviani, quelli di “Cesare non deve morire” e qua è straordinario, davvero.

È un film da vedere, non è detto che vi piaccia, forse non è stato fatto per piacere…

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