Il terzo capitolo della saga "Alla scoperta del Death Metal dimenticato" vede protagonisti gli americani Assuck, nome che a qualcuno potrebbe far venire in mente qualche stupido gruppo Gore. Niente di più sbagliato; gli Assuck, allo stesso modo in cui i Cancer possono essere considerati gli Obituary inglesi, sono anzi erano i Napalm Death floridiani. Che la zona di provenienza non vi tragga in inganno, i nostri non suonano Death Metal bensì puro, purissimo Grindcore; non a caso ho citato i Napalm Death, gruppo con il quale non condividono solo la scelta stilistica ma anche e soprattutto l'ideologia politica. Dirò di più, gli Assuck, insieme ai suddetti sono forse l'unico autentico gruppo Grindcore mai esistito: sarò più chiaro. Il Grindcore propriamente detto è un incrocio violento (anzi di più) tra il Punk Hardcore più bastardo e il Thrash Metal ancora più bastardo: se dal secondo trae il sound roccioso, dal primo prende di sicuro le tematiche politiche. Questo è il Grindcore; dai Carcass in poi è bene invece parlare di Grind Gore vale a dire un genere che musicalmente ricorda molto il Grindcore (anche se ha molti punti in comune con il Death Metal) ma che abbandona completamente a livello tematico la politica per trattare esclusivamente temi Splatter nel modo più schifoso (e per questo quasi sempre ironico) possibile.

Gli Assuck invece, già dal titolo "Anticapital", esprimono a chiare lettere il loro pensiero politico, proprio come i Napalm Death avevano fatto nella loro "Multinational Corporation" (traccia di apertura di "Scum"). Ma perché ho deciso di fare cadere la mia scelta per questa terza puntata proprio sugli Assuck? Beh, perché sono un altro gruppo che nessuno nomina mai, forse perché hanno avuto la sfortuna di venire qualche anno dopo gli altri (la prima Demo "Necro Salvation" è dell'89), ma che in realtà rappresenta, lo ripeto, l'unico altro grande esponente del Grindcore duro e puro. Il disco in questione è l'album di debutto datato 1992, seguito poi da un unico altro Lp nel 1997 ("Misery Index", ora nome di un'altra formazione Death Metal) e un Ep abbastanza irrilevante. La band si è poi sciolta, lasciando dietro di sé questi due, è proprio il caso di dirlo, disconi che però nessuno ricorda.

Più tecnici e meno cacofonici degli esordienti Napalm Death, gli Assuck subivano maggiormente le influenze del Thrash metal e del Death che tanto vendeva nella loro terra di origine (senza elencarli tutti citerei i Death, i Morbid Angel, gli Obituary, i Malevolent Creation e i Deicide… solo per darvi un'idea… ) e che si intravede nei loro rallentamenti velenosi (cosa che li rende a me molto graditi ma che potrebbe infastidire i veri Grinder). Tuttavia questo non vi deve fuorviare, quello che sentirete su questo disco è Grindcore, le canzoni sono ventisette e il disco dura ventidue minuti; di queste ventisette canzoni, diciotto non raggiungono il minuto, la più lunga dura un minuto e venticinque secondi e la più breve tre. Avete ancora dei dubbi? Se sì basta dare un ascolto all'intero disco (tanto si fa in fretta); il riffing è caotico, per nulla tecnico ma decisamente furioso e particolarmente pesante. Si respira ingiustizia sociale, si respira controllo politico; la chitarra, in mano al vocalist, non lascia tregua e si perde spesso nella rabbia di accordi duri come l'acciaio. In questo senso è molto più influenzato dal sound dei primi secondi Napalm Death, vale a dire dallo stile adottato dalla band inglese quando, nel passare dal Grindcore al Death (ad esempio in "Harmony Corruption"), iniziavano a privilegiare la potenza rispetto alla velocità.

Grandiosa in questo senso la batteria, che oltre ad avere un suono veramente ottimo (a me piacciono le batterie in cui si sentano bene i toni bassi) è suonata decisamente bene dal nostro drummer di turno (lo stesso dei Discordance Axis e dei Nasty Savane) che si dimostra indubbiamente il più tecnico del gruppo. Rullate continue, cambi di tempo sul filo del rasoio, Blast Beat  irrefrenabili, anche qualche controtempo nonché un uso del doppio pedale che schiaccia qualsiasi cosa gli si pari davanti. Il basso è totalmente inutile; la produzione, sporca ma non amatoriale, supplisce e sommerge lo strumento in questione che pertanto non è assolutamente udibile; ma per una volta, trovo che non sia un difetto, anzi, ritengo che il sound ne guadagni in compattezza. E poi c'è la voce, un growling abbastanza melmoso e incazzato come una bestia: il companatico perfetto per una proposta del genere.

Chiaramente se siete di quelli che ritengono che politica  e musica debbano restare due cose separate, potreste avere delle grosse difficoltà ad avvicinarvi a "Anticapital", ma se faceste un piccolo sforzo credo che non ve ne pentireste; al di là del contenuto, questo cd è musicalmente molto buono nonché un lavoro seminale. Avete presente il Panzer Kampf Wagen VI? "Anticapital" è più o meno la stessa cosa; un cingolato, magari obsoleto, ma sempre un cingolato responsabile di una buona fetta di storia

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