Le vediamo, nei reportage sull'Afghanistan che arrivano sugli schermi dei nostri televisori, avvolte nei loro burqa pastello, muoversi, spesso in gruppi di due o tre, con leggiadria e possiamo solo fantasticare sui loro connotati, perchè nulla di loro ci è dato vedere. Ma quali sono i pensieri, i desideri, le preoccupazioni di quelle donne? Cosa possiamo saperne noi della disperazione, della frustrazione, delle umiliazioni subìte o della rassegnazione, della sottomissione che turbano le loro menti? Atiq Rahimi, nel suo primo libro in francese, caso letterario dell'anno, dà voce ad una donna, moglie e madre, che potrebbe essere una di quelle che appaiono di sfuggita nei servizi sull'Afghanistan dei nostri telegiornali.

Una donna qualunque, in un posto qualsiasi che potrebbe esserne tante altre. Una voce prima flebile e sussurrata, poi sempre più coraggiosa, che urla e grida disperazione e tormenti, sofferenze ed umiliazioni, sino ai segreti a lungo nascosti e mai confessati. Al capezzale di un marito guerriero ferito e paralizzato, sgranando il rosario e pregando per la sua guarigione, la donna trasforma la preghiera in confessione e sfogo. Gli parla come ad una Sang- e Sabur, la pietra di pazienza che, secondo la mitologia persiana, raccoglie le nostre confidenze, come una spugna assorbe tutti i segreti che agli altri si tengono nascosti, fino al giorno in cui esplode, liberandoci. Così la donna rivela al marito menzogne, finzioni, furbizie, piccole colpe ed astuzie che ha messo in piedi sin dal giorno in cui i suoi genitori lo avevano scelto per lei come marito. Sino alla conclusione tragica, estrema... terribile.

"Quando è difficile essere donna, diventa difficile anche essere uomo"

Un romanzo ambientato ovunque ci siano paure e stupida violenza, dedicato dall'autore alla poetessa afghana Nadja Anjouman, assassinata dal marito.

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