Canada/Germania '95 -Festival di Venezia 2015

Il regista ha “azzardato “ un film in un ambiente sostanzialmente di “vecchi “ , di persone anziane che condividono l' ambiente di una casa di cura , elegante , efficiente ma pur sempre una casa per anziani .

La prima inquadratura presenta il protagonist Zev, un tedesco trasferitosi in Canada dopo la seconda guerra mondiale, nel suo letto che con voce accorata cerca la moglie Ruth, morta ormai da una settimana .

Dico un azzardo in quanto il film, mille miglia lontano dalla industria hollywoodiana fatta di accostamenti di azioni veloci , frenetiche, iperboliche scorre con sequenze semplici, lente, pacate coerenti con i tempi e i movimenti dei personaggi . Inizialmente ci si sente quasi infastiditi e solo dopo una riflessione si comprende la coerenza intima e l' unità significativa tra i tempi soggettivi dei personaggi e la progressione delle immagini .

E così viene presentato, quasi indagato il protagonista Zev, lupo in ebraico, in tutte le sue sfaccettature in tutto il suo essere a volte presente a volte smarrito. Zev, sopravvissuto ad Auschwiz, incontra qui in Canada e in questa casa di cura Max, un compagno col quale ha condiviso la presenza nel campo di concentramento.

Il film viaggia su un binario che si scoprirà essere un binario morto come i treni che viaggiavano verso Auschwiz .

Pian pino ci si affeziona a questo vecchio dai passi incerti, lo si vorrebbe aiutare nelle sue fragilità sia fisiche che mentali e con pathos si seguono i suoi sforzi eroici per portare a termine un progetto pianificato e condiviso con il suo amico Max.

Zev muove in noi sentimenti di solidarietà, di stupore e di compassione nella sua accezione classica del 'sentire insieme ' e insieme a lui ci si avvia al lungo viaggio di incontri, e insieme si condivide lo scopo del viaggio on the road sulle tracce del nazista responsabile di aver sterminato la propria famiglia e quella dell' amico Max: incontri ricchi di emozioni esaltati da una profonda e dolorosa determinazione di giustizia e di vendetta.

Tutta l' umanità del personaggio è abilmente interpretata da un grande Christopher Plummer.

Il finale, appena preannunciato da drammatiche espressioni,tocchi d' artista, e da cambiamenti di piani e di inquadrature, per la prima volta veloci, lascia sicuramente stupiti . In un attimo ci si trova a fare mentalmente un rewind per intravvedere nelle pieghe dello svolgimento della trama qualche segnale di indirizzo per quella conclusione inaspettata : un film di grande coinvolgimento.

Ci troviamo davanti a un raffinato Egoyan forse un po' diverso dai suoi ultimi film. Un Egoyan che presenta personaggi e situazioni apparentemente esplicite, ma il finale racchiude quell' ambiguità cara al regista secondo il vecchio adagio ' la realtà spesso non è come appare '

La musica di Danna,suo fedelissimo, nella prima parte si sovrappone in modo un po' retorico alle immagini ma alla fine ritrova una unità emotiva capace di esaltare il dramma che si sta consumando.

Carico i commenti... con calma