Una madre...Come può essere una madre? Cosa può essere?

Una donna, un fiore cresciuto tra le pietre, un cuscino di gomma piuma che giace in un cespuglio di rovi. Una puttana. Perchè una madre può essere puttana. Si stenta a credere che una madre possa lasciarsi dilaniare dall'egoismo dell'uomo. Possa farsi violentare senza poter scegliere l'aguzzino di turno. Ogni boia ha il compenso in moneta, questo è il minimo. A volte viene lasciato sugli squallidi comodini degli alberghi a ore, altre volte nel vano portaoggetti di una macchina. Per ottenere la stessa cosa. Quella di cui un uomo o una bestia, difficilmente vuole astenersi, specialmente se in quella ordinaria ci sono dei limiti imposti per pudore o tabù.

Rosa Funzeca è stanca. Ha conosciuto troppi corpi. Giovani, vecchi, sudati, sporchi, magari malati. Si è lasciata sondare troppe volte da effimeri amanti. Le sue "rosoliate" hanno fatto il giro dei marciapiedi e per ciò Rosa è un'istituzione. Tra le macerie dell'infernale periferia napoletana tutti l'hanno conosciuta. Tutti hanno potuto mordere i suoi seni o macchiare la sua pelle. Per pochi biglietti da diecimila. Rosa ha un figlio, Fernando, parcheggiato dai frati. Sarebbe dura se venisse a sapere del suo tipo di lavoro. E' difficile che passi inosservata. Magari ne ha un vago sentore ma non è poi così sicuro. Una madre non può essere una puttana.

Una nuova vita per Rosa è una priorità ma è difficile da portare a termine. Prima di tutto c'è l'amore per Fernando, quel figlio diffidente, volubile, dal carattere spigoloso che non vuole addolcirsi nei confronti di una madre sanguigna, fatta di una tenerezza acerba, toccante. Quella madre che lo ritiene più importante dei propri occhi ma che pretende il giusto rispetto. Quella madre che venderebbe la dignità al demonio, oltre a fiori e biscotti, pur di vedere almeno un sorriso stampato sul viso glaciale del figlio. La vita è però una carogna e cede il passo al demonio perchè detiene un percorso meno impervio. Non basta uno stereo o la playstation per riattaccarlo al cuore. Fernando ha troppi dubbi e le cattive compagnie lo rendono edotto del truce mestiere che la madre è costretta a svolgere pur di rivederlo sorridere.

Si può amare una madre che fa la puttana? No. Almeno non credo. Ma io amo mia madre? Non lo so. Almeno per ora. Neanche se le preparo la colazione a sorpresa magari accennandole un abbraccio mentre De Andrè declama la canzone dell'amore perduto. Forse il mio è davvero un amore perduto. Non posso sopportare che mia madre faccia quel "lavoro". Che stia a contatto con corruttori, pingui usurai, umanità feroce e compromessi abbietti. Non posso accettare che ami troppe persone, anche perchè non lo permetterei a quella ragazza che mi ha rubato un pezzetto di cuore. Intanto Rosa è costretta a tornare sulle strade. E' piena di debiti e nessuno le fa credito. Costretta a stringere di nuovo mani untuose ed abbracciare corpi lubrificati. Rosa ricorda i passati prossimi della propria madre, quella donna che non poteva sopportare. E' di nuovo stanca e furiosa con se stessa. Piange. Le lacrime si mescolano con il trucco che implacabile le disegnerà le guance. Si toglie le scarpe e calpesta malamente il suolo disconnesso del deserto di Napoli. Fernando sa tutto. La rabbia cieca e la malcelata vergogna farà il resto.

Mamma, ti ho amato...

Grimaldi firma la sua opera, più significativa, pur essendo un chiaro omaggio alla "Mamma Roma" di Pier Paolo Pasolini. ne ricalca coraggiosamente la trama e la trasporta temporalmente ai giorni di oggi senza poche difficoltà. Ida Di Benedetto recita, come sempre, in maniera magistrale, tenace, a volte rude a volte dolcissima ma sempre illuminata da un imponente cuore di madre che squarcia ogni sequenza di questa pellicola. Agevolata anche da eccellenti attori napoletani e non, da Primo Reggiani ad Ennio Fantastichini passando per Aldo Giuffrè e la raffinata fotografia in bianco e nero di Maurizio Calvesi che non essendo spietata, come magari dovrebbe, rende meno devastante lo squallore tracimante della periferia napoletana e il suo prospiciente hinterland, oltre a regalare dei primi piani di notevole rilievo.

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