Ripetersi dopo un capolavoro quale "Untilted", va da se, non era molto facile. E infatti con la successiva 'fase Quaristice' gli Autechre non si avvicinano nemmeno minimamente allo statuario predecessore, tirando fuori quello che, pur essendo un gran bel 10/10, è tra i momenti più tra virgolette incolori nel glorioso, e dunque qualitativamente altissimo, percorso del duo inglese. Va datogli inoltre atto di non esser venuti meno a quello che è un pò il loro credo, quello di reinventarsi sempre, sia che si tratti di cambiamenti radicali (astrazioni enormi, stili, nuove sonorità create dal nulla, nuovi suoni), sia di quelli che potremmo definire più semplicemente come dettagli (citazioni, variazioni, macchinaggi, approcci). Un disco controverso, "Quaristice", dove i due rispolverano vecchie macchine e vecchie sezioni del cervello responsabili del creare melodia, pur non rinunciando alla costante ricerca e sperimentalismi in termini di ritmo, suono e strutture; un disco che vedeva anche excursus (dark)ambientali, divagazioni acid di nuovo tanto in voga in quel determinato periodo e quindi ritorno all'hardware vecchia scuola, attenendosi tralaltro ad un formato quasi pop, con pezzi brevi e dritti al dunque.

Un disco che a parer mio viene di gran lunga superato dal cd2 della versione limited (contenente i medesimi brani, sviluppati o completamente stravolti) e soprattutto da quello che è il suo ancor meno quotato, e ancor più sviluppato e sconosciuto, gemello, "Quadristice Quadrange ep.ae", release limitata al download digitale contenente reworks, edits e versioni più lunghe/dettagliate/sperimentali sia di "Quaristice" che di "Quaristice Versions" (il già citato 'cd2'), nonchè terze completamente inedite, sfociando più volte in riadattamenti totali che non sono più nemmeno identificabili come riadattamenti.. piuttosto nuove tracce, in un lavoro dalla durata corposa (due ore) che ci fa capire quanto ampio in realtà sia il loro concetto di 'ep' (come non ricordare ad esempio il misterioso "EP7", lungo un ora, mai riconosciuto come 'album', e anch'esso superiore all'adiacente "LP5"?).

"Quadristice Quadrange ep.ae" è un progetto particolarissimo nel suo far sposare cervellotiche linee acid a ritmiche intricatissime e decomposte, sul cui sfondo giganteggiano cascate atonali di droni che riportano dritti a "Confield", appesantendo il tutto con l'apparizione sporadica di maestosi momenti dark-ambient, che nel loro spettro calmo e pulito risultano tuttavia molto più devastanti di quanto il terremoto confieldiano sapeva essere.

Con "The Plc Ccc" è subito sperimentazione: conservando alcune parti ritmiche di "The Plc" si va a formare una traccia totalmente nuova, basata su scaglie sonore affilate e taglienti, droni tempestosi e asettici acidismi che segano letteralmente le cervella. "Perlence Range 7" è inizialmente identica a "Perlence", salvo poi svilupparsi decisa su ragnatele di nuovo acid e graffianti microritmi al solito ansiosi e convulsi; "Perlence Subrange 3" lo fa invece su territori dub/drone; "Perlence Suns" ricicla i suoni di "paralel Suns", ma crea nuove armonie recidive a quel digital-dark-ambient che abbiamo avuto modo di apprezzare sul finale di "Quaristice"; curioso inoltre il mood generale, che ricorda molto da vicino quanto sentito sull'OST del primo, leggendario, Metal Gear Solid. Ancor più confusione con "Perlence Losid 2", che non ha nulla a che vedere con le varie "Perlence..", anzi, è una traccia nuova che va a coniare una sorta di dub techno a-là Basic Channel, ma in versione digitale (e ciò è singolare in un movimento feticista e veneratore dell'analogico quale è quello del dub tech).

Ancora asprezze acid e droni avvolgenti di monolekiana memoria sulle drittissime "90101-51-6" e "90101-51-19", forti di un tiro techno che li allontana decisamente dalla parallela "90101-5l-l" dell'album (più electro, più sincopata); con "9010171-121" lo stesso pezzo viene posto su di un piano più idm; "9013-2" è invece un inedito, una vignetta minimalista sulla scia di quanto i due fecero con Andrew 'Hafler Trio' McKenzie.

"Tkakanren" si colloca sullo stesso piano di "Tankraken" e "Tankakern", e proprio come accade a livello di titolo le differenze sono minime, si tratta perlopiù di dettagli ornamentali che ad un ascolto meno attento possono sfuggire facilmente, come ad una lettura più approssimativa può sfuggire la differenza tra i tre titoli delle tre versioni apparse sulle ramificazioni del multiforme "Quaristice". "Chenc9-1dub" riprende "chenc9" accorciandola, a-melodizzandola e aggiungendovi nuovi dettagli rumoristici che vanno dal 'drill' secco alla Squarepusher fino al microsuono-digitale millimetricamente tarato stile Komet. "Notwotwo" riscrive il dark ambient di "Notwo" facendola apprezzare cento volte di più con i suoi nuovi, scurissimi e oceanici dieci minuti di durata, un brano dove perdersi completamente, una perla di rara bellezza che è preambolo a quanto accadrà nell'ultima traccia, praticamente un vero e proprio secondo disco nel caso in cui si scelga di farsi il cd fisico (ricordiamo che questo album è attualmente uscito solo in versione mp3/flac, un vero peccato considerato che siamo davanti alla migliore delle ramificazioni di "Quaristice").

Si tratta di "Perlence Subrange 6-36", un inenarrabile viaggio lungo cinquantanove minuti, un ambient tra le più profonde e pelledocali mai pubblicate sull'etere, un vero capolavoro, dove i registri si dilatano, riaffiorano, si dissolvono, si perdono nel nulla. Un ambient dove echi, filtri, e sagome prettamente dub incontrano glitch di matrice microwave e droni talmente ipnotici, talmente dark, talmente sulfurei, talmente disumani ed impenetrabili da far appendere le tastiere al chiodo persino ai Thomas Köner, ai Lustmord, ai raison d'être.

Per quanto mi riguarda, "Quaristice" potrebbe anche solo essere questo brano.

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