I Baphomet sono una delle band più vecchie, più importanti e più tralasciate dell’intero scenario Death metal Americano; sarà che la loro carriera si è conclusa abbastanza presto, sarà che la sorte gli è stata avversa fatto sta che questi ragazzi provenienti da Buffalo (la stessa città dei Deicide) non hanno avuto nessuna fortuna.
D’altra parte il web parla chiaro: praticamente non hanno lasciato tracce. Ascoltando “The Dead Shall Inherit” ci si può rendere conto di quanto siano efferati i meccanismi del music business e ingiusti i “fini” palati dei fan del metallo della morte. Non esagero dicendo che un ascolto a questo lavoro, dopo essere stati preventivamente informati della sua datazione (1992), può vanificare letteralmente i primi lavori di Deicide, Morbid Angel e Malevolent Creation; non pensiate che odi a morte questi gruppi (anche se per i primi due un po’ è vero), voglio semplicemente dire che questo è un complesso che non merita di essere adombrato dai grandi nomi e che, per ciò che concerne sound e tecnica, li potrebbe benissimo sostituire.
E’ assolutamente iniquo che i Baphomet siano obliati così e i Morbid Angel siano sulla bocca di tutti anche dopo la pubblicazione di un disco come “Gateways To Annihilation”, ma questa è un’ altra storia. L’Lp, formato da dieci canzoni, risente ancora in parte delle influenze del Thrash più violento degli ultimi anni ottanta (Sepultura, Testament etc), ma queste tutto sommato risultano marginali: gli ingredienti per un cd Death ci sono tutti, più violenti e cupi che mai.
Il drumming, innanzi tutto, è molto vario e spazia dai consueti blast beat fino a passaggi non eccessivamente funambolici ma dall’indiscutibile fascino: rullate in doppia cassa, accelerazioni e rallentamenti non sono altro che l’architrave su cui si erge una complessa struttura, in grado di esaltare le doti tecniche e di mantenere un fortissimo impatto. Anche le partiture di chitarra non sono mai noiose e anzi, risultano abbastanza varie da mantenere vigile l’ascoltatore ma non tanto da abdicare alla potenza: al contrario, sono capaci di sviluppare un muro di suono non indifferente, lasciandosi spesso andare in riff dalle sfumature Thrashy.
Da notare l’assenza di assoli, elemento che generalmente viene usato per dare un attimo di respiro e esternare le doti del chitarrista; a onor del vero non è che se ne senta la mancanza tant’ è che il sound ne guadagna in compattezza senza scadere nella noia o nei cliché. Il bassista offre un’ ottima prova e delizia le orecchie dell’ascoltatore con alcuni frammezzi di pregevole fattura. Infine una buona prova anche per il cantante, dotato di un growling abbastanza basso anche se un po’ ripetitivo. Eccellente la produzione, filtrata il giusto e atta a rendere il suono corposo ma non caotico. Tutte le canzoni, come già accennato, sono ben ideate e includono sempre una buona gamma di tempi e di riff che denotano una certa attenzione in sede di scrittura: inoltre, per quanto questo cd non sia un cosiddetto “concept album”, riescono a loro modo a generare un mood (anche se si basa solo sulla violenza). Insomma, “The Dead Shall Inherit” è uno di quei dischi che più si prestano a definire il Death metal; potente, pesantissimo e non scontato, un cd che vince il confronto con molti altri coevi che hanno riscosso maggior fortuna presso il pubblico e la critica.
Il voto potrebbe benissimo essere il più alto, ma data la presenza di pezzi meno convincenti come “Through Deviant Eyes” o “Leave The Flesh” (che se vogliamo più si avvicinano allo stile delle band nominate in apertura) scende a quello immediatamente sottostante: resta comunque molto buono.
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