Questo fa male. Ti colpisce e martoria come solo i vecchi Pg.99 o gli Orchid sapevano fare. È “Lumens” dei Beau Navire. Ragazzi di Oakland che mettono in scena un’oppressione sonora con pochi spiragli per poter sbirciare e cercare un raggio lunare. Sì, perché di solare non c’è proprio nulla. È un continuo saliscendi sinistro e lancinante, direttamente dall’underground californiano. Quello che piace tanto, ancora grezzo e primordiale, ma così perfetto. Anche se in cabina di regia ti ritrovi uno come Jack Shirley (Comadre, Deafheaven) l’impatto è al naturale, zero ritocchi, solo tanta rabbia raccimolata nel corso degli anni e che sente il bisogno di esplodere in tutta la sua disperazione.

È un caos poderoso quello che s’impossessa delle chitarre claustrofobiche. Non si fanno attendere e graffiano avvolgendoti in un oblio dissonante, dove ti puoi lasciar andare privo di forze, con le energie assorbite da quelle urla vomitate come se le vie d’uscita fossero tutte fallimentari e non ti resta altro che spezzare le corde vocali in cerca d’aiuto. Te li immagini lì a fare una jam session con i vicini di casa Loma Prieta e il solo scopo è quello di stordirti e farti entrare in corpo le raffiche taglienti di screamo/emoviolence. Quasi da farti incenerire per via del fluire tempestoso nella ventina di minuti abrasivi. C’è passione e impeto infuocato, si sente. Nelle pieghe del tumulto sonoro la desolazione della melodia emerge e ti culla giusto per quell’istante necessario a riprenderti dalla confusione emozionale messa in piedi. Un falso tranquillante. Prendi quel respiro, rifletti e poi via, è ora di ritornare nel wall of sound che arcigno ti mette con le spalle al muro. Anche quando pensi che l’incubo sia finito, ricompare. Una terribile illusione. È un collasso di cui i Beau Navire sono testimoni e protagonisti, hanno perso il controllo, cercano di rimettersi sulla giusta via, con l’anima malinconicamente dolce che vuole emergere a ogni costo, oltre gli scorci di frustrazione e violenza. Ma va così. Un declino (quasi) incontrollabile e inesorabile.

E niente. "Lumens" come è arrivato, se ne va. Con la furia di un tornado che ribolle dentro di se, alla ricerca di un’illuminazione che possa trovar senso nell’apatia quotidiana. I Beau Navire si eran già fatti notare con “Hours”; “Lumens” ne ribadisce i concetti e solidifica lo status. Ora, non è a mia conoscenza se l’ispirazione per il monicker venga da Baudelaire, ma quella dannazione poetica, la si può trasfigurare in musica e in questo la Bella Nave di Oakland colpisce e affonda, senza compromessi. Sta a voi affrontare la loro onda d’urto.

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