L'entusiasmo di Alan McGee che si prende Bernard Butler sotto l'ala protettrice dev'essere stato più grande di quello dello stesso Butler alla firma con la Creation.

Questo poiché il produttore, alle stampe di People Move On, rilasciò un sonoro commento di elogio decretando il cantautore come il Neil Young della sua generazione.

Facile trovarsi in disaccordo con McGee (nonostante si tratti di uno che ci ha sempre visto giusto, artisticamente trattando) non tanto per il fatto che Neil Young sia Neil Young, ma più che altro per l'inutilità dei paragoni tra personalità artistiche che poco ci azzeccano tra loro.

Fatto sta che Nomen Omen; il disco delle persone che vanno avanti fu decisamente il passo da fare per il chitarrista dopo le brusche separazioni dai Suede e da David McAlmont.

Dentro c'è blues, bei giri di chitarra (ma va) e tanta melodia. Il rock n' roll di chi resta legato al primo album dei Suede non delude grazie alla malinconia -in questo caso tenera- di Stay e When You Grow; perché è vero che il mordente tortuoso dei testi di Brett Anderson viene ovviamente a mancare, ma d'altro canto v'è sempre la mano riconoscibile di chi compose Pantomime Horse.

Il vezzo del cantautore per il muro del suono di Phil Spector non copre né abbassa la luminosità sulla chiarezza dei brani. Egli cura anche il lato orchestrale della composizione. Ciò richiede del metodo che evidentemente non manca.

Alla pubblicazione del secondo album da solista del chitarrista ritrovato, Friends And Lovers, la Creation chiuse i battenti. Una catena di eventi e di motivi più o meno monetari spinsero Butler alla riappacificazione prima con McAlmont e dopo addirittura con Anderson per un album intero sotto il nome The Tears.

Come produttore, Butler contribuì alle fortune dei Libertines e della cantante inglese Duffy, affermandosi tra i discografici senza però spararla grossa come il mitico Alan McGee.

Cosa c'è di bello in People Move On? Onestamente si tratta di un disco rimasto un po' nel dimenticatoio e poco conosciuto che ironicamente sembra richiedere l'attenzione di chi l'ascolta; un'attenzione che sarà premiata. Un disco che non reputo autocelebrativo ma dall'intento curativo per chi l'ha scritto, quello assolutamente.

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