Film-simbolo di un'epoca che si apriva agli scandali e alle rivolte privati, chiuso il capitolo collettivo del'68, "Ultimo tango a Parigi" è stato vittima di una vergognosa campagna denigratoria da parte della censura, che sentenziò la messa al rogo della pellicola. Il film venne poi salvato da una grazia in periodo recente (non ricordo quando).

Salvato il film dalle fiamme, cosa che non può che rendere felice A PRIORI qualunque amante del cinema , visto che non siamo ai tempi di Torquemada, passo a dire la (povera) mia. In accordo con Goffredo Fofi, questo è un falso capolavoro. Anzi, è proprio un film di merda.

Mi spiace dire questo anche perchè lo sceneggiatore è il caro Fausto Arcalli, Kim da partigiano, uno dei montatori piu' creativi di sempre.
Mi spiace dire ciò perchè la fotografia di Storaro è bellissima come al tempo non si vedeva in nessun film.
Mi spiace ancora perchè i capelli e il pelo pubico di Maria Scnheider sono da groppo in gola.
Mi spiace pure perchè la musica di Gato Barbieri non è affatto brutta come si diceva all'epoca, anzi.

Ma pretendere, come ha preteso Bertolucci, di raccontare l'erotismo nel mondo che era cambiato da pochi anni appena, si rivela un farraginoso e ridicolo esperimento, pieno di clichè e stronzismi.

La trama la sanno tutti; comunque, in breve, è la storia di due sconosciuti che si incontrano in un appartamento sfitto. Lei è giovane e desiderosa di esperienze, fidanzata con un regista della novelle vague (J.P. Leaud); lui è un bolso portiere d'albergo in piena crisi esistenziale (ma con cappotto di cammello), la cui moglie si è uccisa la sera prima.
Insieme cercano di instaurare un rapporto puro, senza nomi. Vi sono due sottostorie all'interno del plot: lui fa i conti con la moglie morta e con l'ipocrisia dei vivi (suocera, amante di lei); lei si scontra con la cinepresa del fidanzato, che vuole realizzare un film-verità su di lei?

Non vado oltre; anche perchè è un film di dialoghi. Brando spesso straparla, addirittura.

Bertolucci dice e fa dire cose che stanno alla realtà come un visconte sta ad un carbonaio; lasciando da parte il lato erotico del film che è paurosamente invecchiato (con tutto Bataille e Klossowski che c' è dentro), "Ultimo tango" è un racconto che si avvita su se stesso e sui narcisismi di due soggetti che scambiano la vita con il pensiero e il gesto con l'azione.

Brando è al top dell'insopportabilità, gigione, indugiatore, non-so-dove-parare con gli occhi; racconta di sè alla protagonista e in realtà quella che sentiamo è la vita del vero Brando mal o fa in canottiera e con un'armonica in bocca, ovviamente. Giustamente Maria Schneider se ne sbarazzerà; fondamentalmente Brando è felice di come vanno le sue cose, anche se per tutto il film dice il contrario.

Maria Schneider non è, sempliemente, un'attrice.

Le scopate sono irrealistiche; per fare l'amore si dovrebbe abbassare la lampo dei pantaloni perlomeno. Un discorso a parte la famosa scena del burro, concepita come un a solo piuttosto riuscito (ma anche lì è dura fare l'amore coi pantaloni alzati...).

Bertolucci non manca di omaggiare il cinema italiano del neorealismo, con le presenze di Maria Michi nel ruolo della suocera e Massimo Girotti nel ruolo dell'amante della moglie. Un vezzo affettuoso, salottiero.

Tutti si sentono Importanti in questa pellicola e tutti stanno dicendo l'Ultima Verità sull'esistenza. Sul personaggio del regista taccio, perchè è stato sufficientemente stroncato già al tempo.

Il regista andrà oltre in questi suoi exploit radical-chic col terrificante "La luna": un altro esempio di fraintendimento della realtà e del privato degli anni ottanta. da recuperare invece il tanto vilipeso "Tragedia di un uomo ridicolo", con un magistrale Tognazzi. Poi l'epoca hollywoodiana col discreto "L'ultimo imperatore" e il ridicolo "Piccolo Buddah" per cadere di nuovo con "The dreamers" di cui salvo il magnifico, voluminoso, candido corpo di Eva Green.

Come tonico a seguire, dopo la visione di "Ultimo tango", consiglio il proverbiale "Ultimo tango" in quel di Zagarol, di Nando Cicero; senza dire che si tratta di un capolavoro, è una parziale vendetta nei confronti del film di Bertolucci, dove le atmosfere cupe del film originale vengono mantenute, quasi migliorate. Mi piace immaginarlo come un: "Ecco come sono andate le cose veramente". E citando Morandini "Franco Franchi in excelsis".

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