Bill Frisell è una cascata di musica. Non fai in tempo ad innamorarti di un suo disco che ne ha già inciso un altro. "Unspeakable", infatti, è stato pubblicato dalla Nonesuch records verso la fine del 2004 ed è già il penultimo disco di Frisell, dato che da pochi giorni è nei negozi il suo ultimo album: "Richter 858". Raramente un musicista riesce a coniugare quantità con qualità. L'eclettico Frisell ci riesce. I dischi che sforna l'occhialuto chitarrista americano sono quasi sempre di alto livello e spaziano continuamente tra le palizzate dei generi musicali, non deludendo. Anzi spesso la musica di Frisell sorprende, perchè ha la capacità - rara - di innovarsi continuamente, lasciando, però, sempre presente un'impronta caratteristica, individuabile nello stile chitarristico del musicista. Un disco di Frisell è inconfondibile. Lo riconosci, è lui e ti lascia senza fiato, in questo caso senza parole. Credo, infatti, che sia possibile dire che siamo davanti ad uno dei suoi lavori più belli degli ultimi anni.

Se nel precedente "The Intercontinentals" il nostro si era abbandonato alle influenze della world music ed ancor prima aveva viaggiato fra il blues e il country americano, in questo lavoro, giusto per prenderci in contropiede, cambia scenario proponendo un disco ricco di influenze elettroniche e samples, frullando insieme groove e funky con sperimentazione e ricerca. Ad esempio, l'incipit - "1968 Listen" - è all'insegna di campionamenti continui sui quali si inseriscono segmenti giocati dagli archi, che fanno da sfondo alle evoluzioni della chitarra leggera, pulita, spontanea. Vi sfido poi a rimanere immobili ascoltando i bassi, i fiati e la chitarra del secondo brano, "White Fang", davvero irresistibile e soprattutto moderno. Nei pezzi seguenti c'è spazio per ulteriori esperimenti a volte riflessivi, altre frenetici o graffianti. Si affiancano, per poi allontanarsi, melodie e dissonanze in un intreccio che sembra solo in apparenza disordinato, perchè alla fine giunge sempre quella chitarra ad indicarti la strada, come il filo di Arianna per uscire dal labirinto. Inoltre, ci sono momenti in cui sembra di ascoltare una musica adatta ad una moltitudine di persone per la strada in una giornata di sole, poi di colpo ti ritrovi da solo in un sonno agitato, per finir con l'essere cullato da magiche ambientazioni notturne, intimistiche. Ma in ogni momento rimane viva la sensazione di ascoltare qualcosa di nuovo, per quanto nessun elemento in gioco di per sé lo sia.

La chitarra di Frisell in questo disco è come un ago che ama intrecciare fili di colori diversi, per cucire insieme stoffe pregiate, con tessuti poveri e giungere infine a regalarci uno strano arazzo coloratissimo, che non si finisce mai di ammirare. Non vedo l'ora di sentire "Richter 858".

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