Conoscevo già la sua voce.
L’avevo ascoltata un po’ distrattamente, in verità, (tra dense nuvole di fumo) nei suoi dischi giamaicani, sostenuta dal battito in levare, soffice sotto un sole giallo.
O, più tardi, quasi affogata nel magma delle produzioni OnU Sound, dove le dilatazioni dub incontravano la versione tecnologica di suggestioni africane, sciamaniche, nella personalissima alchimia di Adrian Sherwood.

Era stato proprio Sherwood a “portarlo” a Londra. Sherman aveva già inciso una quantità di dischi, con etichette diverse, lavorando con i migliori nomi della scena giamaicana. Ma fu l’incontro con il giovane bianco londinese, miscelatore di suoni, innamorato del reggae, a segnare la svolta, credo. Un sodalizio che si sarebbe rivelato indissolubile. Un’attività piuttosto frenetica, nel corso degli anni: avevano lavorato ai suoi dischi solisti, versioni dub, collaborazioni con Dub Syndicate, Groove Corporation e chissà cos’altro…

Ascoltavo con interesse i dischi dell’etichetta di Sherwood, che stavano ridisegnando il suono del reggae, del dub, estendendone i confini, ibridandolo, asservendogli la tecnologia, esplorandone le possibilità.
Credevo di conoscerla già, quindi, la voce di Bim Sherman. Poi, un pomeriggio, l’ho sentita.
E non l’ho più dimenticata
.

1996
Adrian ha preparato le cose con cura, abbandonando per l’occasione l’armamentario che gli è generalmente usuale, e ha lasciato spazio al centro per Bim. Intorno a lui, liquidi, misuratissimi, si muovono i suoni della chitarra di Skip McDonald, del basso di Doug Wimbish, compagni di “scuderia”. Il battito in levare scompare e a tessere trame sottili le tablas di Talvin Singh, ospite discreto. Come discrete e preziose risultano le apparizioni, sullo sfondo, della Studio Beats Orchestra Bombay, una sezione d'archi indiana. Su questo scenario, quasi impalpabile, (mistico?) fatto probabilmente della sostanza di un sogno, si distende il velluto della voce di Sherman. Alcune delle migliori canzoni del suo repertorio, asciugate e accarezzate sino a rivelare un’essenza così dolce da risultare miele, quasi un lenimento che non ti aspettavi, di cui non credevi d’aver bisogno.

No, generalmente non sono così. Tutt’altro che poeta, credimi. Ma quel pomeriggio ho sentito Bim, e gli ho voluto bene.
Credo si sia trattato di un… miracolo.

Jarrett Tomlinson, in arte Bim 'Lion' Sherman, è morto di cancro a Londra il 17 novembre 2000, all’età di 48 anni. Mentre lo ascolto, scrivendo questa povera “recensione”, gli tributo i miei personalissimi onori. Misera cosa, in cambio di quel piccolo miracolo, operato un pomeriggio di quasi dieci anni fa…

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