Michel Petrucciani pesava 25 chili ed era alto circa un metro. Ma era un gigante del jazz ed uno dei pianisti più importanti del ventesimo secolo. È passato un lustro dalla sua scomparsa, avvenuta a soli 36 anni il 6 Gennaio del 1999, però il mercato discografico non si è mai dimenticato di lui e tanto meno il pubblico.
In questi cinque anni sono stati distribuiti diversi album inediti di Michel Petrucciani, alcuni veramente bellissimi, come ad esempio “Live In Tokyo” in trio con Steve Gadd e Antony Braxton proprio nell’anno della sua scomparsa, altri meno interessanti.
Questo disco, appena pubblicato dalla prestigiosa etichetta jazz francese Dreyfus, appartiene a mio parere al primo gruppo e merita davvero di essere ascoltato. Si tratta della registrazione di un live organizzato, per l’appunto, dalla casa discografica Dreyfus e tenuto a Parigi il 7 giugno 1994. Un concerto straordinario già per la sola contemporanea presenza di alcuni grandi nomi del jazz. Un quintetto costituitosi spontaneamente per l’occasione e composto, oltre che dallo stesso Michel Petrucciani al pianoforte, da Marcus Miller al basso, Biréli Lagrène alla chitarra, Lenny White alla batteria e Kenny Garrett al sax soprano. L’attesa per il concerto, quindi, doveva essere incredibile, anche perché era la prima volta che questi artisti si trovavano tutti insieme su un palco per una jam session.

E l’ascolto incanta.
Cinquanta minuti di jazz, suddivisi in soli tre brani. La magnifica “Tutu”, “The King Is Gone” di Marcus Miller, e “Loking Up” di Michel Petrucciani.
Di “Tutu” rimane nella mente e nella storia del jazz l’indimenticabile interpretazione che offrì Miles Davis nel 1986 nell'album intitolato appunto "Tutu". Questa versione live è tutt’altra cosa, ma non delude affatto. L’alternarsi fra il sempre emozionante pianoforte di Petrucciani e il pulsare preciso del basso di Miller è, infatti, un vero piacere, così come le incursioni del sax di Garrett. Non sono mai sopra le righe i cinque mostri. Riescono ad amalgamare facilmente la loro musica. Riescono a dosare le note con una cura ed una bravura straordinaria, senza prevaricarsi l’un l’altro, senza dare mai l’idea di voler strafare.
Forse, volendo essere pignoli, l’unica cosa che inizialmente mi delude un po’ è sentire ai margini la chitarra di Biréli Lagrène, ma basta avere un po’ di pazienza ed ecco arrivare dopo circa sei minuti un lungo ed elegantissimo assolo. Da brividi.
Nel brano che segue, “The King Is Gone” il copione è identico. I nostri continuano ad amalgamarsi ed alternarsi sullo sfondo di un bel tema, riuscendo sempre e comunque a dare un senso di organicità alla loro musica. Non male per cinque musicisti che suonano insieme per la prima volta, vero?
“Looking Up”, invece, chiude il disco su registri differenti. Si avverte la differenza tra le composizioni di Miller più riflessive e quella di Petrucciani più solare e capace di esaltare il sax di Kenny Garrett. Ed è un bel sentire, che alla fine non fa che accrescere il rimpianto per la scomparsa di un’artista che ha regalato tantissimo alla musica sia come interprete, che come autore.

Consigliato agli appassionati e a chi si vuole appassionare.

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