"One Day I Was So Sad That The Corners Of My Mouth Met & Everybody Thought I Was Whistling" (1981) è uno di quei dischi che si suol dire astratti, opera totalmente incatalogabile, dadaista, libera, fuori da qualsiasivoglia di genere preconfezionato esistente, incontestualizzabile, estranea ad etichette, correnti, movimenti. E' il suono della sperimentazione oltre ogni limite. Creatività fatta musica, il rifiuto completo degli sciatti canoni della musica occidentale, della forma canzone, armonie, scale, metriche, notazioni, motivetti, strutture e tutte quelle regole-freno tutt'ora fin troppo accettate, e seguite, anche da chi come sperimentale si ci pone, un pò troppo pretenziosamente. E' bene invece sottolineare come concetti quali sperimentazione .totale. - ben diverso da quello base - e astrazione in musica, raramente hanno trovato un tale degno manifesto come accade con questo album.
Dietro al progetto Bladder Flask troviamo due menti per nulla nuove a sperimentazioni gigantesche, i fratelli Philip e Richard Rupenus, già attivi, tra terzi progetti e cambi di nome, come Dada Duo (un aka quanto mai appropriato), Funeral Danceparty, Metgumbnerbone (sotto il quale esce il ritualistico disco-culto "Ligeiahorn"), Masstishaddhu (notevole apparizione sulla United Dairies di sua maestà Steven 'Nurse With Wound' Stapleton, che li vuole con se proprio dopo averne adorato il recensito) e l'indimenticabile collettivo Mixed Band Philanthropist (gli ultimi due col solo Richard coinvolto - coadiuvato in quest'ultimo da altri folli come il mai troppo celebrato Stan 'Broken Penis Orchestra' Reed, partorendo un altro degli album più sperimentali di tutti i tempi, il monumentale "The Impossible Humane"), ma soprattutto teste di uno degli act industriali più radicali che la storia abbia mai accolto, The New Blockaders, con il quale filosofeggiarono creando quella che definiranno poi 'anti music' o 'anti-composizione'.
Tuttavia questo progetto, pur tenendo viva tale scuola di pensiero, prende le distanze dagli industrialismi rumoristici di lavori come il celebre "Changez Les Blockeurs": descrivere quest'opera infatti, dall'alto della sua astrazione elevatissima, risulta assai arduo, se non impossibile; possiamo però accostarlo a certi capolavori chiave che vedono l'assenza di qualsiasi tipo di barriere o quadrature: le forme più estreme e libere di musica concreta, dischi come "Klopfzeichen", "Trout Mask Replica", "Eskimo", "Bitches Brew", "Dogs Blood Rising", "UAISCM4:Tlaloc", "Untilted" e "Pigs for Lepers", il free jazz più free e meno jazz, i collage '60 di Stockhausen, le astrazioni di Curran, Tazartès e Lucier, gran parte dei surrealisti lavori ottantiani di gente come Nurse With Wound, Hafler Trio, Un Drame Musical Instantané, le più avventurose sperimentazioni digitali degli anni duemila, o, forse il più calzante, il leggendario brano di Frank Zappa "Dwarf Nebula Processional March & Dwarf Nebula", quest'ultimo tra i primissimi esempi di un certo approccio alla manipolazione maniacale dei nastri, che rappresenta qui il grosso del lavoro. Pensiamo adesso alla somma di questi monumenti della sperimentazione ed eleviamoli più o meno a cento volte tanto. Questo è "One Day I Was So Sad That The Corners Of My Mouth Met & Everybody Thought I Was Whistling", un disco per quanti amino spingersi oltre, un disco probabilmente non per tutti e, giusto ripeterlo, tra i più sperimentali che siano mai stati concepiti (il fatto stesso che un asso della sperimentazione, enciclopedia vivente del 'diverso' e autore della storica e venerata "NWW List" quale Stapleton lo abbia esaltato più volte deve far riflettere!).
Se infatti è all'abusato trittico chitarra-basso-batteria, alla tastiera che accompagna, il beat a scandire (o più semplicemente al fatto stesso che una strumentazione/formazione 'organizzata' esista) che siete devoti, allora il rischio di bollare come inascoltabile quest'opera esiste. Infatti qui non parliamo di realtà pur lontane da questi concetti, ma in ogni caso con una precisa dimensione e ragion d'essere, come il noise, il minimalismo digitale, il drone, gli industrialismi più sconnessi etc., ma di un frullatore che frulla tutto il possibile, non avvicinandosi nemmeno minimamente, mai e poi mai, a qualcosa che ricordi, anche lontanamente, quello che viene di solito indicato come "genere musicale", anzi lo distrugge già in partenza, riduce al nulla assoluto lo stesso concetto di genere cosi come lo conosciamo. Qualcuno lo chiama sonic nihilism. Invita gente immaginaria per suonare, prova varie line-up, vari strumenti, ascolta con disprezzo e infila anch'essi nel letale rullo compressore; è un vero e proprio concerto di complessi collage ultra-elaborati per nastri, una sorta di anticipo a quanto, andando a giorni più recenti, i Cassetteboy faranno col grandioso esordio, o i primi folli magniloquenti dischi di Otto Von Schirach e lo stesso collega Broken Penis Orchestra.
Il manifesto dada di anti-musica si consuma qui anche, e soprattutto, usufruendo di vari frammenti - musicali e non - esterni, che vengono campionati, sottoposti allo speciale trattamento collag-istico e spietatamente divorati dal serial killer che è la sperimentazione dei due inglesi, qui nelle vesti di avvoltoi affamati e profeti dell'anti-musica, in un delirio di elettronica, rumore e sperimentazioni di ogni tipo, cui intervengono proprio questi scarti, che ne costituiscono il gustoso pasto, suggerendo nuove strade, nuova musica, ridicolizzandone i contenuti. Tramite queste tecniche i fratelli Rupenus, fatte proprie le teorie di Russolo, saranno di fatto tra i primi artisti a riscrivere in un certo modo il rumore: da forma di caos a forma di nuovi linguaggi espressivi, o meglio, ricerca di nuovi nascosti linguaggi espressivi (essendo essi già stati anticipati), nè più nè meno che prassi per chi si muove nelle forme noise odierne, siano esse parte di scenari elettronici, siano radicate in ambienti rock, grind, improvvisazione, glitch etc. E' scontato ad esempio pensare subito al ben più noto Prurient, autore pochi anni fa di un disco poetico e toccante, ma composto da soli muri di rumore (e tralaltro tra i muri più sconvolgenti mai sentiti, superando anche gente come Merzbow e Masonna)
Curioso poi il fatto di trovare più idee e sperimentazione in questo semi-dimenticato lavoro che in tutto il testamento di tutte le quotate cose che per sperimentali vengono fatte passare, pur non essendolo affatto o al massimo essendo copie di quanto già fatto (sparo un nome, Royal Trux), ed è davvero incredibile pensare come cotanta gemma si sia persa tra i circuiti sotterranei delle avanguardie industriali, nei meandri dell'astrazione, nel surrealismo elettronico, quando il suo status dovrebbe e potrebbe essere ben'altro (ossia quello di 'masterpiece'). In sessanta minuti succede praticamente di tutto, assistiamo a una sorta di film proiettato nelle orecchie, un film dal brillante copione e ricco di colpi di scena, un classico; assistiamo a una tela astratta nel momento del suo concepimento, e, poi, concretizzazione. Aspettarsi come e dove si evolverà non è umanamente possibile. "Fuck Beatles!" diceva il caro Stapleton... citazione che viene in nostro aiuto; possiamo infatti paragonare un disco dei Beatles ad un pittore intento a disegnare un volto, mentre ne rifinisce gli occhi: osservandone l'operato sarà presto facile intuire che è proprio degli occhi che adesso si sta occupando, proprio come sarà facile intuire un ritornello scemo (cit.) in quel punto, una chitarrina qui, un'ingenua strofa lì. Per dischi del genere è l'esatto contrario, rappresentando un ascolto non solo piacevole o coinvolto, ma soprattutto 'nuovo', stimolante e multi-direzionale. Equivale più o meno ad ascoltare - contemporaneamente - cinquanta cassette - usurate, rovinate, andate - in cinquanta impianti diversi!
Proviamo a citare alcuni passaggi di questa tela: "It Takes A Bliss" dura venticinque minuti, tralasciando la spaventosa mole di suoni in nessun modo identificabili, e tenendo conto di come tutto ciò sia manipolato nel rullo collag-istico antimusicale, si susseguono più o meno nell'ordine : assolo di barattoli, catene e metallurgia assortita, tromboni e pianoforti giocattolo, rumorismi concreti e i primi effetti dello 'speciale' trattamento subito dai nastri (che produce suoni schizoidi e continui sali-scendi tonali), armoniche cacofoniche, suoni 'trovati', fischiettii, risate, rumori gutturali, conati di vomito, bambini divertiti, chioccii di galline, respiri deturpati fino a prendere la forma del più classico del rumore bianco, un ritmo di congas, un sax noir, tosse, vocalismi random, una stonata chitarra elettrica, slide hawaiiani completamente stuprati, un piano irriconoscibile, pubblicità tedesca, il cimbale di una batteria e una tromba militare, un tenore - che tramite l'anti-conversione prende le sembianze di un folle in delirio -, rumorismi modulari, sputi, dei colpi di crash, grida, ensemble gitane, feedback di chitarra formato drone, ciclici droni elettronici formato chitarra, cane che abbaia, vocalismi ancora più random, i rumori del cesso, un solo free jazz, banjo, un campione blues fatto prima suonare asciutto e poi decomposto senza pietà, succede la medesima cosa per un ritmo di batteria, un carillon, motore che parte, elicottero, frammenti di orchestrine 'musak', brusìo di gente, campane, violini e trombe più free che mai, bambino che ride, gargarismi deviati, conversazioni telefoniche.
Il lato B, "Musical Behind Head" è ancora più spietato: si riconosce giusto un assolo di sax (di per se già cacofonico e come al solito completamente devastato), un contrabbasso (ancora più forzato), piano 'preparato', motivo medievale, chitarrismi acustici random, breaks disco, crisi di free-jazz-noise alla Borbetomagus, telefono che suona, documentario, concretismi a volontà, droni da paura, un gatto che miagola, fisarmonica.. impossibile continuare a decifrare.
Dadà non significa nulla. Dadà è l'ascella di Boyd Rice. Dadà è Debaser.it. Dada è "One Day I Was So Sad That The Corners Of My Mouth Met & Everybody Thought I Was Whistling", un capolavoro di sperimentazione prima ancora che un disco totalmente I.N.C.A.T.A.L.O.G.A.B.I.L.E.
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