La band Pescarese attiva dal 1994 si ripropone con questo nuovo "Hidden Light" dopo 14 lunghi anni di silenzio.
Dopo aver dato alle stampe nel 1998 quel piccolo capolavoro underground di doom melodico che risponde al nome di "Individual Theatre", la band abruzzese si è sciolta ed è rimasta ferma in un letargo lungo più di una decade.
Nel 2008 la nuova forma dei Blood finalmente ha luce dopo numerosissimi cambi di formazione e tra le sue fila rimangono soltanto 2 dei membri fondatori, Emilio Chella dietro le pelli e Eric Giancaterino alle sei corde.
Interrotto a tratti anche stilisticamente ogni rimando al passato (benchè delle influenze doom siano presenti un pò ovunque), la band ci propone un death metal atmosferico ricco di tastiere e di fraseggi melodici. Posso scomodare tranquillamente gli Anathema e dire che l'obiettivo è stato centrato in parte, anche se effettivamente alcune traccie soffrono di un eccessiva prolissità e sembrano mai giungere al quid.
La qualità dei riff si afferma comunque sopra alla media ed episodi come "Inverted Sentence"(tra i più riusciti) non passano inosservati donando all'ascoltatore un espressiva e capace abilità nel trovare evoluzioni mai statiche nei momenti più intensi.
Con "Hatred" si cambia registro e le orchestrazioni fanno da sustain a una solida base ritmica molto ben curata (il basso su Hidden è tra i migliori che abbia mai ascoltato, sia a livello di arrangiamenti che di presenza in un prodotto underground). Un altro applauso và fatto sicuramente alle sei corde della solista che egregiamente tira fuori assoli di grande caratura sempre perfettamente collocati.
C'è da dire che l'unica cosa che rende un pò stucchevole il lavoro è la voce. Il growl profondo non dona spazi di luce e in alcuni casi addirittura non permette alla musica di "decollare", nonostante si barcameni anche in discrete prove di screaming.
In "In a Strange Dimension" si cambia registro e dal doom iniziale ci si trova proiettati in un death metal di stampo svedese senza infamia e senza lode. Sinceramente il lato oscuro doom della band è nettamente superiore a divagazioni inutili come queste, dove anche un buon gruppo come i Blood potrebbe tranquillamente trovarsi a galleggiare nel classico calderone delle "band" fotocopia prive di personalità. Appena superati i 2 minuti si rallenta ed escono fuori le migliori trovate del combo pescarese, dove finalmente si riprendono le giuste coordinate ma purtroppo ormai è troppo tardi. Stilisticamente parlando il loro vago gusto "progressive" facilmente fà perdere la bussola e ci si trova ben presto immersi in un eccessiva accozzaglia di idee.
Probabilmente se tutte le idee convogliate in un solo pezzo fossero state messe e ragionate con più lumicino, alcune cose avrebbero preso la parvenza di capolavoro e da otto pezzi si arrivava senza esagerare almeno a 12/13 tracks.Troppa robba ammucchiata in una sola canzone.
Con "Heartless" si tocca l'apice dei B.S.H. che ci regalano in otto minuti un ottimo pezzo doom/death dalle melodie accattivanti. Finalmente la voce nell'intro cambia registro e nel recitato mostra un ottima versatilità.
La chitarra solista irrompe nella calma della song e crea un pathos eccellente con una melodica da antologia mentre da lì a poco catacombali tastiere con rimandi alla Cradle of Filth preparano il giusto terreno per un interpretazione eccellente in chiave heavy/doom che riporta stilisticamente ai Cathedral. Un unico appunto, il solito rimando alla scuola svedese che di tanto in tanto fà capolino e rovina le soluzioni precedentemente approntate.
"Sons of Hate" risulta l'episodio peggiore del disco e appare a tutti gli effetti come una sorta di riempitivo, dove le soluzioni stilistiche dei Blood si accavallano e rimettono in carreggiata quanto già detto nei precedenti pezzi. Con "Hymn to God" si tornano a cavalcare discreti standard e come sempre la tastiera fà un ottimo lavoro nel creare la giusta atmosfera per un pezzo che ricorda i già citati Cradle di Midian e strizza l'occhio ai Dark Tranquillity più melodici (The Gallery). Una spanna sotto "Heartless" in ogni caso ma presenta in un 'altra veste una band che quando vuole sà convincere l'ascoltatore.
"Equal" risulta il pezzo più sperimentale del full per quanto riguarda i suoni e rimette sulla giusta via i B.S.H. che donano il meglio di se nelle partiture lente. Sostanzialmente i difetti dei Blood possono essere sintetizzati nella prolissità e nel fatto che troppo spesso mettono una dose eccessiva di carne al fuoco, appesantendo l'ascolto dove magari più alla "violenza sonora" sarebbe preferibile il pathos e la calma.
I ragazzi in questo disco hanno perso un pò la direzione da seguire (se si paragona questo prodotto al precedente) e non danno chiarezza d'intenti nelle loro composizioni benchè ci siano ottimi spunti e brani realmente encomiabili ma che si "perdono" troppo facilmente. Non ultima la voce che è fin troppo presente, un pò meno di cantato non guasterebbe e soprattutto più varietà nell'esecuzione. Per quanto riguarda la produzione nulla da dire, il disco scivola via con ottimi suoni e con comprensibilissimi equilibri tra i vari strumenti.
La copertina è molto bella ma a livello estetico il giudizio si ferma qui, avendo tra le mani un disco che non presenta testi e si ferma a una semplice foto di gruppo nell'inlay. Dopo 14 anni e un "Individual Theatre" alle spalle sinceramente mi aspettavo di più.
Su DaBaser non esistono i mezzi "giudizi" ma per quanto mi riguarda un 2,5 su 5 è obiettivamente il voto da dare.
Vada per il 3 arrotondato per eccesso e aspetto con ansia la loro prova definitiva.
In fin dei conti la base in questa nuova incarnaione c'è, và soltanto sviluppata e ben indirizzata.
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