Ci sono fondamentalmente due motivi per cui decido di recensire questa sconosciutissima band. Il primo è che, da appassionato "germanista", ritengo la musica tedesca capace di annebbiare parecchie produzioni anglo-americane-italo-cubane-mondial-africane. Mi trovo a sostenere questa teoria persino al cospetto di amici tedeschi che non mi credono quando sostengo che la loro lingua può essere melodica e morbida alla stregua di inglese e italiano. Il secondo motivo per cui mi accingo a parlare di "Jenseits von Jedem" è che questo gruppo non esiste più e volevo in qualche modo tributargli riconoscenza per il lavoro svolto.
Ordunque i Blumfeld sono di Amburgo e nascono nel 1990. Cominciano a muoversi nei club proponendo dapprima un punk rock, successivamente ammorbidiscono il loro sound verso un suono più indie-pop. Jochen Distelmeyer è il frontman, il leader nonché regista indiscusso della band. Direi un misto fra Morrissey, per capacità narrativa, (in ogni album almeno un brano di 8 minuti ci dimostra che ha sempre molte e del tutto interessanti cose da dire), Bowie per presenza scenica e Brett anderson (ex Suede) per vaga somiglianza fisica.
Nonostante cambi di formazione negli anni, la cifra stilistica della band nonché le qualità non si sono perse. Questo proprio perché a fare la differenza, oltre che ad essere il comune denominatore nel gruppo, è l'alto valore del "prodotto narrato".
La musica dei Blumfeld è prevalentemente un pop chitarristico, a volte con spinte brit-rock, molto melodico e caldo principalmente incentrato sulle capacità interpretative della limpida ed enfatica voce di di Jochen. Sebbene il lavoro in oggetto si perda di tanto in tanto in esagerazioni "bandistiche" con fiati a tutto spiano, decisamente fuori luogo (Armer Irrer, Sonntag), sono le avvolgenti melodie tratteggiate dalla chitarra di Distelmeyer a fare da padrone.
Tuttavia di bravi melodisti ne è pieno il mondo, quindi, direte voi: perché stare a perdere tempo? Interrogativo sacrosanto che non mi sento di sindacare.
Resta, comunque, il fatto che chi ne abbia voglia potrà concordare che nell'andamento della splendida "Neuer Morgen" (video fantastico, da vedere e ascoltare) non si può non ravvisare una certa comunanza con "There is a light that never goes out" o che "Die Welt ist Schoen" è dolcissima, a prescindere che se ne comprendano o meno le dense parole.
Ottimisticamente mi sento di sperare e pensare che la penna di Jochen non rimarrà appoggiata sul tavolo per troppo tempo e che forse, dopotutto, non sarà stata una grossa perdita.
Ecco nella mia wishlist musicale del 2009 inizio col mettere questo.
P.S. Sarebbe stato più opportuno recensire un non-ancora-realizzato Best. Sono molte le canzoni sparse che andrebbero conosciute. Due su tutte: "Tausend Träne Tief" e "Graue Wolken".
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