Bob Marley è l'esempio di come la musica possa a volte travalicare i suoi limiti, esentare da ogni considerazione di carattere meramente tecnico e valutativo, uscire dalle angustie del discorso puramente artistico. Di come la musica possa sconfinare e farsi strada nell'universo politico e sociale, essere il mezzo più adatto a perorare una causa, essere il tramite migliore per dare voce a chi non ce l'ha. Di come un'artista possa rimanere al di là del marcio mondo dell'interesse e della strumentalizzazione, per farsi simbolo, emblema, bandiera. Per diventare il portavoce delle sofferenze di milioni di persone, per denunciare al mondo i problemi e le contraddizioni di un'epoca. Per schierarsi dalla parte degli emarginati, dei perdenti, delle vittime e sfidare a viso aperto i giganti invincibili del materialismo, della corruzzione, del potere con le armi della gioia, della semplicità. Della speranza.
IL 2 ottobre 1979, Bob Marley and The Wailers pubblicano "Survival". "Sopravvivenza". In questo disco c'è rabbia, denuncia sociale, profondo impegno politico, esortazione all'azione. Bob Marley osserva le pene e le sofferenze del mondo, e non ci sta. Non accetta i cinici meccanismi del sistema in cui vive, le disuguaglianze e le ingiustizie che inevitabilmente provocano. E allora incita all'attivismo, alla "rivolta", alla reazione. E i suoi non sono discorsi astratti, campati in aria: si rivolge ai suoi fratelli africani, tratta dei problemi relativi alla decolonizzazione, alla guerra civile, al millenario stato di crisi profondissima che attanaglia il continente. C'è "Africa Unite" e il suo riferimento al panafricanismo, il movimento che promuove l'unità politica e il sentimento di identità comune tra tutti i paesi africani, e che si basa sull'idea di una fratellanza tra i neri di tutto il mondo, vittime di una sorta di diaspora e destinati a tornare alla loro terra d'origine. C'è "Zimbabwe", un inno in favore della libertà di quel paese che un anno dopo si ribellerà alla dominazione della Gran Bretagna e si renderà indipendente.
Non so, il disfattismo che imperversa oggigiorno porterebbe a dire che oggi la musica si è svestita di ogni funzione attivamente politica e sociale, per rimanere puro intrattenimento, godibile passatempo, enorme e schifosissimo business. Ma più che altro, oggi ci sono troppi artisti dalla denuncia facile, vaga, estremamente indefinita. Dappertutto si moltiplicano testi rabbiosi, infarciti di inutili critiche ai politici, alla corruzione dei nostri tempi, al sistema costituito. Bob Marley ebbe invece il coraggio di farsi paladino di un popolo, e di cercare con il suo impegno e la sua musica di incidere realmente nella società degli anni 70, di risolvere nel concreto i problemi che la tormentavano.
"Fratelli, siete nel gisuto, siete proprio nel giusto. Combatteremo. Dovremo combattere. Combatteremo per i nostri diritti".
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