La leggerezza dell'oceano visto come un cielo. La pesantezza delle infinite tonnellate d'acqua.

Ipnotizzati dal risciacquio luccicante del bagnasciuga, tendiamo le orecchie. E dai terrificanti abissi si innalza un salmo, la voce del pianeta Terra che ci chiama.

E' un Jimi Hendrix minimalista, subacqueo e spossato; il fascino divino del mare che uccide. Nuvole di foschia spazzano la spiaggia, brividi d'inquietudine scuotono la superficie in lentissime onde.

Solo 70 minuti di energia potenziale in accumulamento; trabocca in vapore dal bordo di un vaso non-drone, non-doom, non-ambient. Il più bel disco dei Boris è un immenso vortice sperduto nel Pacifico; attira a sé e risucchia, lento ma inesorabile come un buco nero intergalattico, la psiche dei naviganti.

Sgrammaticato, sbilenco, sbavato, ricco d'imperfezioni infrante quietamente fra loro. Non collassa, non implode, fluisce. No catarsi: la potenza malefica/benefica della natura, latente.

Non troverete seghe intellettualoidi quando il fuzzzzz delle molecole d'acqua inonderà la vostra città, i Boris sostanzialmente se ne fregano. E come se niente fosse arrivano in anticipo sui SunnO))) di White2 e sugli Earth di HEX.

Ma ricorda: è sempre solo rock'n'roll.

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