E' innegabile ma i tre film più conosciuti del grande Brian De Palma, sono sicuramente Scarface, Gli Intoccabili e Carlito's Way. Ho già sostenuto più volte il perchè Scarface non mi convince appieno e anche perchè Carlito's Way è un grande film. Ora mi soffermerò su uno dei più grandi successi del regista di origini italiane, uscito nelle sale nel 1987, "The Untouchables".

Il film ci mostra la Chicago del Proibizionismo in cui spadroneggia il mafioso Al Capone (Robert De Niro) con i suoi traffici illegali di alcool. A questa figura del "male" si oppone quella del "bene" rappresentata dall'agente del Tesoro Eliot Ness (interpretato da un non troppo convincente Kevin Costner). Codesto agente unirà alcuni personaggi per creare una banda con il compito di opporsi al "male".

Un'opera che viaggia in bilico tra il gangster movie e il filone drammatico, tra il poliziesco e il thriller. In questo suo lungometraggio De Palma riesce ad unire con sapiente maestria tutti i suoi segni di riconoscimento senza sconvolgerne troppo l'andamento. Infarcito di citazioni, (da Kubrick a Eisenstein, da Hitchcok a Argento, con intermezzi qua e là che richiamano anche le sue opere precedenti), il regista crea un lavoro che sa passare repentinamente di genere in genere, con grande giovamento per il ritmo della pellicola. Un'opera cinematografica in cui abbiamo ancora una volta il perenne dualismo bene/male in cui è infine racchiusa tutta l'essenza del film stesso. Il bene è anch'esso male perchè non esita ad usare la violenza per raggiungere i proprio obiettivi. Un male che combatte con le stesse armi del bene, in un crescendo di violenza che culminerà nelle due splendide sequenze di "spallottolamento":quella famosissima della scalinata della stazione e quella in cui Ness affronta sulla sommità di un palazzo uno dei molti sicari di Capone.

Molte volte negli anni questo film è stato accusato di essere troppo poco credibile nella ricostruzione e allo stesso tempo troppo poco De Palma. Analizzando a fondo l'opera, Gli intoccabili risulta invece forse il lavoro in cui il regista immette tutti i suoi maggiori elementi di riconoscimento. Dalle citazioni sopra elencate alla continua ricerca di inquadrature complicate, dalle sparatorie volutamente spettacolari all'uso della violenza in primo piano. Inoltre Gli Intoccabili va oltre il concetto stesso di gangster movie. Non solo la rappresentazione di un ambiente classicamente violento e mafioso come nella tradizione del genere, ma anche esplorazione dei contorni di questo ambiente. Non solo criminali contro criminali (vedi Scarface e Carlito's Way) ma soprattutto mafiosi contro la legge. Questa riproposizione è quella che abbiamo ritrovato pochi anni fà nel The departed di un altro maestro del genere, Martin Scorsese.

In questo scenario in cui predomina la denuncia in termini violenti della realtà del tempo e che poi è anche la nostra realtà odierna (togliete l'alcool mettete la droga), The Untouchables ci mostra come effettivamente tutto sia un paradosso. Un paradosso che ci viene mostrato dalla fine, quando anche chi ha lottato per avere giustizia cede al vizio. Per questo e per altri motivi Gli intoccabili non può essere considerato, a mio modesto avviso, l'opera migliore del regista statunitense. Innanzitutto perchè a volte si perde la coerenza che porta avanti la storia ma anche (e soprattutto) perchè in diverse scene (oltre alla lentezza) emerge una superficialità che pesa sulla forza della rappresentazione. Troppe infatti sono le parti in cui il film sembra quasi andare avanti per inerzia senza collegamenti tra un avvenimento e l'altro e senza adeguate spiegazioni.

Peccato veniale in un film entrato nella memoria collettiva per una straordinaria interpretazione di Robert De Niro, ingrassato e con un ghigno malefico perfetto per il personaggio da lui interpretato. Una pellicola che sa farsi apprezzare sicuramente per un'ottima idea di base coaudiuvata dalla splendida location della Chicago anni 30.

The untouchables ci fa capire come in realtà, nonostante i buoni propositi e le belle parole, sia tutto "chiacchere e distintivo".

Premio oscar 1988 al miglior attore non protagonista (Sean Connery).

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