Eccovi di nuovo sintonizzati su "Alla scoperta del Death Metal dimenticato", serie della quale dovremmo oramai essere giunti al capitolo tredicesimo; mi restano infatti molti lavori ignorati dal pubblico odierno e che invece furono ben accolti da critica e fan nel momento di massimo successo di questo genere musicale.

Il capitolo di oggi vede protagonisti i Brutality, band americana molto importante nel panorama nazionale e, perché no, mondiale. Nati sul finire degli anni ottanta, i cinque furono con ogni probabilità influenzati in principio dai conterranei, in un secondo momento, dalle varie Death Metal band anche estere dei primi anni novanta; tra tutte mi sento di citare soprattutto i Benediction, ma anche i Napalm Death (quelli di "Harmony Corruption" e "Utopia Banished") e perfino i Carcass (quelli di "Necroticism; Descanting The Insalobrous"). Indubbio che anche altri complessi come Carnage, Obituary (molto), primi Gorguts e primi Death abbiano avuto un ruolo nell'evoluzione stilistica di questa band, che giunge al suo debutto ed apice proprio nel 1993 con questo "Screams Of Anguish". Alcuni di voi penseranno che l'album in questione sia arrivato leggermente in ritardo rispetto ai Masterpiece delle band sopra citate, ci tengo a precisare alcune cose; quasi tutte le band che ho nominato si sono formate nei medesimi anni quindi la pubblicazione più o meno tardiva dei loro album è piuttosto dovuta alla difficoltà di alcune a trovare un contratto. Questo fa si che mentre le band più famose hanno conosciuto la gloria in anni come 1990 e 1991 e il declino intorno al 1994, quelle meno famose come appunto i Brutality o tante altre che ho in programma di recensire o ho già recensito (cito i Disincarnate, gruppo che secondo me ha molti elementi in comune con i Brutality) hanno iniziato a fare Death nel 1993 sfornando lavori che come sound e come fantasia sono competitivi con i primi usciti. Le medesime band si sono poi spente intorno al 1996, quando il loro Death Metal Old School non aveva più gran chè da dire al mondo.

E' il caso dei nostri che pubblicarono ancora "In Mourning" nel 1997 prima di scomparire definitivamente dalle scene. Tutto questo, comunque, era solamente per dirvi che anche se "Screams Of Anguish" è posteriore a tanti dischi storici, non bisogna avere pregiudizi sul suo conto; il fatto che il giudizio finale sia più basso, non è da imputare all'uscita tardiva.

Il sound è ancora parzialmente legato al Thrash più violento anche se per la maggior parte della durata del disco se ne libera rimanendo puro Death Metal; a differenza invece di tutti i lavori contemporanei e precedenti, "Screams Of Anguish" dimostra una predilezione per i Mid Tempos. Attenzione, Mid Tempo non vuol dire che questo cd abbia qualcosa di Doom; i Benediction ad esempio, hanno forti venature Doom mentre i Brutality, pur prediligendo tempi mai esagerati, non arrivano mai ad indulgere così tanto nei rallentamenti. Il loro è piuttosto un incedere a passo tranquillo, ma non per questo meno devastante.

I membri si dimostrano buoni strumentisti e a tal proposito inizierei a parlare del Drummer: costui infatti presenta tratti che lo distinguono dai suoi colleghi militanti in altri complessi.

La prima cosa che salta all'orecchio è proprio il fatto che mantenga sempre tempi decisamente lenti e che ricorra mal volentieri al Blast Beat (il che equivale ad un pilota di formula uno che non ama accelerare sui rettilinei). La seconda cosa che si nota è che quando lo fa, quasi sempre usa un Blast Beat diverso rispetto a quello usato nel Black Metal, detto dagli esperti Blast Beat Europeo, che si distingue per l'uso di un solo pedale. Nei primi lavori Death, questo tipo di accelerata era ancora molto in voga, il nostro invece lo evita e preferisce usare due pedali cosa che i Death Metaller tendevano ad evitare e che in seguito sarebbe sfociata nel Bomb Blast Beat, il Blast Beat del Brutal Death). A parte questo, il batterista predilige classici quattro quarti che, all'evenienza, arricchisce con qualche controtempo; da notare che, se anche per la maggior parte del disco costui non fa niente di speciale, ci sono alcuni passaggi tutto fuorché banali che dimostrano una sua effettiva abilità tecnica, lasciata quasi sempre eccessivamente in sordina. Tuttavia trattandosi di un album Death Old School, la cosa non è da considerarsi grave.

Speciale ma a me sgradita la prestazione dei chitarristi, ancora stilisticamente molto legati agli anni ottanta. Fischi e Solo in abbondanza fanno della loro una prestazione perfino esagerata e molto (troppo) vecchio stile, apprezzabilissima da chi ama tanto il metal dei primordi ma decisamente volgarotta per chi si è spogliato dei "balletti" ottantiani. Il loro modo di suonare mi ha ricordato molto quello del collega James Murphy; ad essere schietti i due dei Brutality lo scimmiottano abbastanza senza però avere il suo bagaglio tecnico e ricorrendo perciò a tamarrate pazzesche che sono più fumo che arrosto (uso continuo di trilli o del vibrato).

Il bassista è praticamente un soprammobile, udibile in pochissimi passaggi e mai in maniera eccezionale; e questa volta c'è poco da imputare alla produzione che rassomiglia più quella dei dischi Thrash e pertanto è parecchio pulita. La voce è il classico Growl del Death Old School: discretamente pulito (cioè non cavernoso) e molto potente anche se alla lunga un po' noioso.

Le canzoni sono composte discretamente bene anche se sono ancora un po' troppo tradizionaliste; di sicuro sono facili da capire ed entrano subito in testa, ma l'altra faccia della medaglia è che le strutture sono già sentite. Tra le varie song, si fanno notare "Spirit World" (strumentale tipica di quel filone a metà tra il Thrash e il Death in cui la fanno da padroni evocativi riff acustici) e "Sympathy" (altra strumentale con tanto di synth e di coretti vomitevoli).

Ma in fin dei conti cos'ha questo Lp meno di altri? Ha in meno che è poco personale e che rappresenta un tributo veramente smodato agli ani in cui i membri dei Brutality sono cresciuti; i riff particolari sono pochi e, nonostante suoni molto compatto, il disco stufa dopo poche tracce.

In ogni caso "Screams Of Anguish" è un disco fondamentale per ogni buon Death Metaller; un album che oltre ad essere un buon prodotto, è anche uno dei capisaldi del Death. Come sempre la storia è stata ingiusta a non premiare i Brutality, che col successivo "When The Skies Turn Black" fecero passi da gigante, e invece a fa piovere migliaia di dollari sulle teste del Glen Benton di turno (un nome a caso), ma credo che sia tardi per lamentarsi di questo. Fondamentale per conoscere chi portava ancora fiori sulla tomba del Thrash e cercava di mantenerlo vivo in una nuova, più estrema forma.

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