(Attenzione - questa recesione è stata scritta alcuni giorni dopo il concerto - novembre 2002 - ed era apparsa in origine sul mio sito personale, ora cancellato definitivamente. La riporto qui pari pari - N.d.A)
Mese natalizio, strappo alla regola. Non recensiremo un disco ma un concerto, ovvero quello tenuto da Bugo all'Oasis di Sassuolo (Mo) sabato 16 Novembre.
Bugo, alias Cristiano Bugatti, ha inciso fino ad ora tre CD (più singoli e collaborazioni varie) l'ultimo dei quali si intitola "Dal lofai al cisei", nei negozi già da ottobre.
I primi due lavori sono stati prodotti da "Bar la Muerte", un'etichetta piuttosto attiva sul mercato indipendente, mentre per l'ultimo e fortunato album il canterino novarese si è felicemente accasato con la major "Universal". Il cambio di etichetta potrebbe forse dare qualche spiegazione in merito all'ambiguo titolo del disco.
Il concerto, dicevamo.
Ebbene, molto più di quanto non appaia sui dischi, Bugo dal vivo è assolutamente fasullo, cioè vero, verissimo, lo specchio della realtà. E mi vado a spiegare.
L'esibizione si apre con un Bugo-con-chitarra, solo sul palco, occhi vacui, che interpreta due brani acustici. Testi fra il surrealismo e il demente, voce molto simile a un Battisti giovanissimo. Salgono quindi sul palco tre "coatti" di provincia e via col rock. Bugo si contorce sdraiato sul palco, si lancia la chitarra attorno al corpo centrifugandola tramite la tracolla (però Pete Townshend dopo la distruggeva!), abbozza un maldestro passo dell'oca di "ChuckBerryana" memoria, tenta di suonare con i denti (a pochi giorni dal 60esimo compleanno di Hendrix, se fosse campato), si sdraia sulla tastiera campionatore, canta dalla postazione del deejay come un Cherubini in acido.
L'effetto ad un impreparato ascoltatore è: "Kurt Cobain ha avuto la meningite da piccolo e invece di rivoltare il rock con i Nirvana, eccolo qui". Ma sarebbe solo una superficiale valutazione perché c'è molto di più.
I testi sanno di un dolente neorealismo, la musica, benché eseguita da quattro incapaci, suona come può suonare un autentico Rn'R nel 2002 e molti brani si inseriscono velocemente nella memoria. Il concerto è realmente piacevole e si segue volentieri.
E allora?
Allora proprio la completa ed evidente simulazione di Bugo ci fornisce la chiave di lettura di uno show altrimenti liquidabile con qualche scontato apprezza-mento. Il nostro eroe non fa altro che dare al pubblico quello che il pubblico chiede. Gli annoiati teen ager emiliani (terra sazia-e-disperata, ricordiamolo!) dal canto loro rispondono "facendo finta di".
Fanno finta di esaltarsi, fanno finta di seguire un concerto rock, durante i bis fanno finta di abbozzare un pogo che termina presto e senza danni, fanno finta di volere invadere il palco sotto il quale si agitano e dal quale si mantengono però a rispettosa distanza.
Ma in questa pantomima non c'è nulla di buffonesco perché la farsa è quanto di più reale possono vivere.
Bugo e il suo pubblico non conoscono altra realtà che la simulazione, ciascuno al proprio posto, incapaci di uscire dai ruoli che si sono ritrovati addosso, ed anche i testi demenziali acquistano, sotto questa luce, un significato grottesco che li rende autentica espressione dei malesseri giovanili.
Tutto ciò rende Cristiano Bugatti un fenomeno interessantissimo da osservare con attenzione ed un lungimirante interprete delle tendenze più schiette dell'indie rock nostrano.
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