Ci sono delle band che sfuggono a delle catalogazioni standardizzate.

I Burnt by the Sun (da ora BbtS) fanno parte di questa (non)categoria, proponendo da 10 anni una musica molto personale che non rientra nè nel grindcore, nè nel metal, nè in altro, ma propone una via diversa a quel genere incerto che viene definito math-core (qualunque cosa voglia dire). Assieme a band più blasonate e famose come Converge e Dillinger Escape Plan (occhio, a giorni esce il nuovo lavoro), i BbtS con il percedente "The Perfect Is The Enemy Of The Good" (qui ci trovate la magnifica "Forlani") hanno forgiato un disco di grindcore "matematico": la furia del grind ottimemente miscelata a un gusto per la melodia difficilmente rintracciabile in band del genere (la definizine di mathcore deriva anche dalle prime recensioni del gruppo "gemello" dei BbtS, gli Human Remains).

A 6 anni dall'uscita, i BBTS annunciano l'uscita nel 2009 del loro (ahimè) ultimo album: "Heart of Darkness" (ovvia citazione del racconto di J. Conrad, meno ovvio il riferimento, palesato nel booklet, a Orson Welles) e si ripresentano sul mercato discografico con un signor album. Perizia tecnica al di sopra della media e impatto che annichilisce si uniscono in un vortice che mischia grind/death metal con soluzioni frammentate e cambi di ritmo tipici di certo hardcore evoluto: canzoni come "F-Unit" e "The Great American Dream Machine" sono perfette macchine da guerra unendo la spontaneità HC ai tecnicismi "matematici", mentre in canzoni come "Rust/Future Primitive" il songwriting rallenta e apre la struttura grind verso nuove soluzioni più oscure e ponderate.

Rispetto al passato, si può notare un abbandono delle spigolosità mathcore in favore della sponda grindcore/spaccaossa (cosa che personalmente apprezzo molto) e un ulteriore innalzamento della qualità tecnica con l'ingresso della seconda chitarra (Nick Hale, ex Premonitions Of War), le ottime parti vocali di Mike Oleander (sempre in bilico fra growl grindcore evocals pulite di gusto quasi stoner) e soprattutto con l'incredibile lavoro alla batteria di David Witte (adesso negli ignorantissimi Municipal Waste e collaboratore di Agoraphobic Nosebleed, Melt Banana e Phantomsmasher) che lascia stupiti per l'apporto ritmico devastante e glacialmente preciso. In tracce come "Goliath", un pelo più ragionata, o nella conclusiva "The Wolves Are Running", in cui i cambi di tempo e le due chitarre prendono il sopravvento, regalandoci dei momenti di furia ragionata, con stacchi, mid-tempos intervallati dal classico blast-beat che coinvolgono per la spontaneità cun cui vengono suonati.

Un plauso anche alla copertina del CD, molto evocativa e ai testi, mai banali e molto introspettivi. Se vogliamo, un difetto può essere riscontrato nelle tracce "Inner Station" e "There Will Be Blood" che, pure restando molto aggressive e ottimamente suonate, sono un pò troppo anonime nello standard metalcore.

Se volete, potete ascoltarvi tutto il disco su lastFM.

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