Cadaveria è l'ex front-woman degli Opera IX, una band epic-black metal considerata tra le migliori della nostra nazione. Marcelo Santos, batterista, è l'ex voce dei Necrodeath, un'altrettanto importante band che è rimasta viva per vent'anni.

I due quindi conoscono bene sia il death metal che il black e colgono l'occasione unendo le loro esperienze per dar vita a una nuova figura, che a primo impatto sembra prendere spunto dai Cradle Of Filth, forse per lo stile vampiresco. Doom e Gothic fusi insieme, ma il prodotto finale non è fluido liscio e deprimente come i pionieri di questi due generi avrebbero voluto, bensì ruvido e grezzo, aggressivo e inquinato perchè creato sotto l'uso di tecniche appunto black e death, che danno spazio ad arrangiamenti di classico heavy metal.
Una formula un pò complicata e azzardata, scivolata aldilà delle aspettative; infatti essendo difficilmente realizzabile porta a discreti risultati un progetto che sarebbe potuto essere ottimo. Diciamo in parole povere che il death prevale su tutto quello che sarebbe dovuto\potuto essere. Le canzoni sono quindi cosparse di elementi un pò forzati e monotoni, più volte riciclati, ma carichi di volontà.

Resta tutta via un album potente, e orecchiabile. L'opera è piena di arrangiamenti tastieristici che inseminano il tutto con una buona dose di epicità tipica di qualche ritratto nobile e antico, ricco di segreti occulti sbiaditi. Quando il beccuccio del giradischi entra in contatto con la superficie nera del vinile, lo sfregamento produce l'originale "Traviata" di Giuseppe Verdi, ben presto trasformata in una versione ancora più inquietante di quello che è di sua natura.
C'è da dire infatti che Cadaveria ha un cantato Clean veramente lacerante, aggressiva e carico come due canini affondati nel collo, e "Spell" con il quale l'album si annunica ci immerge in una atmosfera notturna infestata dal panico, dove le chitarre assillano lo sfondo con riff pesanti e duri. I tempi cambiano spesso, e la batteria ha degli sbalzi di velocità non molto coordinati che accompagnano i graffi vocali di una voce femminile selvaggia.

Interessantissimi i testi, assolutamente non banali, che racchiudono espressioni artistiche e storiche in un linguaggio particolare, quasi da decifrare. "Declaration of Spiritual Independence" ha un ritmo molto movimentato, e un bel gioco di chitarre di sfondo che compongono una spirale sulla quale le voci si alternano. "In Memory Of Shadow's Madame", ha una batteria velocissima, e la tenue incursione di tastiera si sente appena accanto alla chitarra molto più pesante e cattiva. È cadenziata e con un cantato particolare "Circle of Eternal Becoming", mentre "The Magic Rebirth", ha un'aria mistica e tratta della magia nera come una soluzione per allargare i confini dela mente umana.

In conclusione abbiamo un album da provare con particolare attenzione, una raccolta di sette canzoni parecchio simili tra loro ma che nonostante tutto possono piacere se prese separatamente. "Black Glory" è sicuramente la più decadente e più oscura, con un'arietta tipica thrash; conclude "Absolute Vacuum" con interessanti assoli distorti di chitarra e un'atmosfera particolarmente black e versi incantati.
C'è chi ha dei gusti particolari e saprebbe sopportare più volte l'ascolto dell'intero cd, per me non c'è niente che non ho sentito in altre band, ma non vuol dire che è un brutto album, come ho già detto: da provare... lascia parecchi dubbi.

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