"Mentre cercavo di scrivere nuovo materiale per il mio gruppo The Lost Chords, iniziai a sentire il suono di una tromba. Non era la solita tromba che sentivo quando scrivevo per le big band. Era elegante ed eloquente. Eterea eppure terrena. Proveniva dalle cuffie del mio sassofonista, Andy Sheppard. Era la tromba di Paolo Fresu."

Parola di Carla Bley, pianista ma sopratutto grande compositrice e bandleader, protagonista dell'avanguardia degli anni settanta, collaboratrice di nomi prestigiosi come Paul Bley, George Russel e Jimmy Giuffre, arrangiatrice dei brani più coinvolgenti della Liberation Music Orchestra di Charlie Haden. I suoi Lost Chords, comprendenti Steve Swallow al basso elettrico, Billy Drummond alla batteria ed i sassofoni di Andy Sheppard, finalmente trovarono Paolo Fresu a Berchidda, nel cuore della Sardegna, invitati al festival che il trombettista dirige ormai da anni.

Da questo incontro e da questa collaborazione nasce l'album, che ruota attorno ad un suite denominata curiosamente "The Banana Quintet" che ha come indiscusso protagonista il numero cinque: eseguita da un quintetto, divisa in cinque parti, tutta giocata su intervalli di quinta e chorus di cinque battute. Sulla carta potrebbe sembrare uno sterile esercizio, ma è difficile che una grandissima autrice come la Bley lasci fuori dalla porta il lato più emozionale della musica: e infatti i due fiati ci regalano momenti di rara intensità, complice la comune attitudine di Fresu e Sheppard di rinunciare a virtuosismi funambolici (anche se la tecnica dei due lo consentirebbe senza problemi) in favore di una costante ricerca sul suono, sulla bellezza delle note più intense e profonde che possono essere estratte, come dei tesori sepolti, dai rispettivi strumenti. L'atmosfera è solenne e raccolta, qua e là fa capolino un pizzico di malinconia ma anche l'immancabile, ambiguo humor presente in tutte le composizioni della pianista. Notevolissimo l'assolo di Fresu nell'iniziale "One Banana", brano di grande presa, che riuscirete difficilmente a togliervi dalla testa.

Disco raffinato, lirico ma sopratutto pregno di una bellezza di suono che ha pochi eguali. L'interplay tra Fresu e Sheppard è fantastico, i due sembrano suonare assieme da una vita. Il basso di Swallow fornisce un supporto ritmico soave e carezzevole, ma ben presente, e i suoi languidi assoli si incastonano come pietre preziose nell'architettura generale della musica. Drummond è elegante e puntuale, e la Bley compie il miracolo di "sparire" tra le pieghe della sua musica pur continuando incessantemente a suggerire accordi che nutrono la fantasia dei solisti.

Un'opera che vi lascerà divisi tra l'orgoglio da sapere che un nostro musicista è stato scelto a far parte di un ensemble tanto sofisticato e struggente, e la sorpresa nel constatare quanto tutto succeda nel modo più spontaneo e naturale possibile. Solo ai grandi le cose vengono fuori in questo modo.

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