La serata è inevitabilmente -e perfettamente- dezzamerriganuèi.
Prima un rigoroso McDonalds, seguito da una rigorosa multisala con rigorosi occhialini e volume smodato.
Lasciamo andare la recensione del Mac e limitiamoci a dire che c'era aria di ispezione (o nuovo boss): un tappetto gentilissimo e mai visto faceva correre come fossimo a militare un esercito di matricole efficientissime. E il panino era stranamente fresco, buono e supercondito.
Ma stiamo sul cinema.
Avendo una figlia di quasi cinque anni è evidente che molti cartoni li si conosca a memoria. Perfettamente. Così i primi due "Era Glaciale". Come sempre accade, il primo gode dell'effetto novità, si ride molto e lo si trova geniale. Il secondo è un "sì, però..."; e ora questo. Nel fantasmagorico "3D".
Ebbene: mi son diverticchiato, ma non mi sono emozionato.
E allora sorge spontanea la domanda: ma sono io o è il "resto"?
Sono io che sono irrimediabilmente vecchio, che ho già visto troppo, mi sono emozionato e divertito troppo, tanto da sembrarmi tutto "già visto"?
O è la carenza di idee ormai congenita ad ogni nuova produzione, l'inevitabile paraculismo delle sceneggiature, l'effetto speciale che non stupisce più nessuno, la necessarietà della concezione di ogni opera audio/visiva come esclusivo e puro diversivo. Come solo intrattenimento?
Ovvio che -anche per preservare la mia giovinezza mentale- son propenso a credere alla seconda ipotesi.
Andiamo con ordine: la sceneggiatura. Bella, ovviamente scritta con grandissimo professionismo. Ma inevitabilmente paracula. Un po' di battute "da adulti", prevalentemente citanti gli eighties (anche la colonna sonora...), e una valanga di battutine da cabaret da poco, quelle che imperversano negli ultimi dieci/quindici anni. Insomma: la parola d'ordine (managerialmente corretta) è: "accontentiamo tutti". Missione compiuta.
Effetti speciali: ovviamente il nuovo 3D è impressionante e divertente. Probabilmente aiuta anche a non perdere attenzione ed interesse. Sei "dentro" la scena in maniera davvero realistica, come inquietante è il pensare che questa è probabilmente solo un'altra tappa verso quello che verrà (e chissà cosa sarà...).
I personaggi: anche qui il solito paraculismo. L'eroe, l'imbranato, il tenerone, il cattivo, il fancazzista, lo sgamato. Insomma: tutti i caratteri umani. Anche qui ce n'è per tutti, ed è giusto che sia così.
Dunque il prodotto è in sé perfetto. Ma questa perfezione ultraprofessionale porta con sé un inversa proporzionalità di anima. I personaggi son perfettamente disegnati e altrettanto perfettamente "inquadrati", ma per nulla approfonditi. Sono quello che sono, e basta.
Tutto lì, sulla superficie. Dove il pubblico di oggi (evidentemente non solo italiano...mal comune mezzo gaudio) ama stare. Divertendosi e guardando la linea d'orizzonte. Senza provare a pensare che sotto, o sopra quella linea ci possono essere mondi molto più interessanti....
Ma poi bisognerebbe pensarci...parlarne... E chi ce l'ha sto tempo? E sta voglia...?
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