Il terzo uomo è un film del 1949 diretto da Carol Reed con Joseph Cotten, Alida Valli e ...Orson Welles che però non si vede mai ma ad un certo punto com'è come non è ...appare.

Mi riesce piuttosto difficile scrivere di questo film senza anticiparvi i primi 5/10 minuti perché la struttura narrativa, inconsueta, prevede che ci sia fin da subito un clamoroso colpo di scena. Solo dopo tale colpo di scena il film potrà davvero iniziare...

Holly Martins (Joseph Cotten) è un mediocre scrittore di romanzetti western. Americano, si reca a Vienna dal suo amico Harry Lime, il suo migliore amico.

Siamo nel 1949 a Vienna, la guerra è finita da poco, le forze alleate si spartiscono la città tra caos, macerie, clandestini, mercato nero e tanta voglia di ricominciare.

I due amici non si vedono da 10 anni. Holly arriva a Vienna perchè Harry gli ha proposto un lavoro e così senza un soldo ma allegro come un fringuello scende dal treno.

Harry non è venuto a prenderlo però... strano! Holly si reca a casa di Harry e... incontra il portiere dello stabile che gli dice che Harry è morto ieri, investito da un camion, proprio sotto casa sua, un terribile incidente!

Harry era sotto casa in strada con due suoi amici ed un camion l’ha travolto è morto sul colpo.

I suoi due amici l’hanno adagiato sull’altro lato della strada ...o forse erano tre? Come tre? Perché tre? C’era dunque un terzo uomo? E chi è?

Il terzo uomo è un classico senza tempo, non fanno più film così. C'è tanta carne al fuoco ed è cotta alla perfezione.

Sono davvero tanti gli elementi che mi hanno colpito di questo film Palma d’Oro a Cannes.

La colonna sonora:

L’ allegro motivetto Harry Lime theme ad esempio, che mi è suonato subito familiare, si vede che l’avevo già sentito. Si ascolterà spesso questo brano durante il film che, ricordiamolo, è un noir altamente drammatico ma costantemente imperniato da una sottile ironia, altro elemento caratterizzante e tipico della filmografia di Carol Reed. Tale brano è suonato con lo zither, uno strumento a corda di origini austro-teutoniche, ricorda il banjo.

La fotografia:

Immortala una splendida Vienna ferita dai bombardamenti in un fulgido bianco e nero, il film vinse l’oscar per la fotografia. Vienna in notturna, poi, è affascinante da togliere il fiato.

Il montaggio:

Anche il montaggio si coniuga con il tono ironico, a volte addirittura comico del film ed è un montaggio che detta i tempi dell’azione, sì insomma è sempre molto attento a ciò che accade e si fa ora rigoroso ora sbarazzino a seconda di ciò che accade.

La regia:

È improprio dire la regia in quanto sto parlando delle tecniche di ripresa (la regia non è solo questo) ovvero di come è stata utilizzata la MDP e quindi sto parlando delle inquadrature, dei movimenti di macchina, piani sequenza campo contro-campo anche qui una goduria per gli occhi.

La recitazione:

I tre protagonisti li conoscete ed i comprimari non sono da meno.

I dialoghi:

Si parla molto in questo film ma non si spreca una parola. I dialoghi si sposano perfettamente con il ritmo che è piuttosto sostenuto, incalzante …e più di una volta ti strappano un sorriso o addirittura una risata.

I contenuti:

Il film ci metterà di fronte ad una scelta, ovvero, di fronte a due punti di vista antitetici eppure entrambi validi, starà a voi sposarne uno piuttosto che un altro oppure restare nel dubbio.

Imperdibile.

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