Quando si è minacciati, nulla può fermare l'uomo. Quando incombe la morte, lo spirito di sopravvivenza prende il sopravvento e supera ogni altro istinto vitale. Davanti alla persecuzione nazista, ogni ebreo del tempo avrà provato un senso di repulsione disumano, tanto che molti di essi per sfuggire alla morte hanno abbandonato la Germania e si sono rifugiati negli angoli più bui del globo.

"Nowhere in Africa" ci racconta la vita di una famiglia ebrea scampata all'olocausto grazie alla sofferta decisione di abbandonare il loro paese per dirigersi appunto in Africa dove Walter lavora per un allevatore del luogo e vuole che sua moglie e sua figlia, residenti ancora in Germania, lo raggiungano in Kenia. Giunti nel continente nero, i tre ebrei, sono minacciati da una vita che non gli appartiene e continuamente confusi dagli inglesi che considerano i tedeschi ostili.

"Nowhere in Africa" rappresenta a mio avviso l'apice di Caroline Link, regista tedesca misconosciuta dalla maggior parte del pubblico, ma che aveva già dimostrato le sue ottime doti filmiche con Al di là del silenzio. Il film in questione, uscito nelle sale nel 2001 è una storia di grande impatto emotivo che ci racconta le difficoltà legate alla diversità. D'altronde è sempre stato così. Tutti siamo diversi, bisogna prenderne atto. Ma purtroppo sappiamo tutti cosa è successo negli anni 30/40 in Germania (ma anche in altre nazioni) per cui è anche noioso parlarne di nuovo, soprattutto perchè non ho le conoscenze adatte per farlo. Il film della Link con una buona dose di critica ci fa intravedere la diversità nelle sue diverse forme. Chi come Walter saprà adattarsi alla vita faticosa e "sabbiosa" dell'Africa , finirà per avere dubbi su sua moglie che ha sua volta incapace di vivere nella nuova realtà finisce infine per credere profondamente alle tradizioni delle popolazioni locali. Discorso a parte va fatto invece per Regina, figlia dei due che da piccola bambina indifesa, riuscirà a capire meglio di tutti i meccanismi della vita, senza guardare al colore diverso della nuova gente. Lei che crescendo si troverà a suo agio sia con gli indigeni del Kenia, sia con la realtà inglese del luogo.

In uno scenario nuovo per tutti, i due adulti, consapevoli anche dalle destabilizzanti notizie che arrivano dalla Germania sui deportamenti, vedono incrinarsi il loro rapporto mentre la piccola Regina impara usanze e tradizioni. Una situazione che però finisce inevitabilmente per unire le anime e gli sforzi di tutti, in un crescendo di poetica inventiva cinematografica.

Un film molto intimo, ottimamente recitato, che riesce a trattare temi molto complessi senza addentrarsi troppo nel particolare dando allo spettatore la possibilità di interpretare a suo modo le tematiche della pellicola. La Link è riuscita nel raccontare la Storia attraverso il microcosmo familiare e lo ha fatto creando un film decisamente intenso.

Oscar al miglior film straniero nel 2003.

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