Credo che non ci sia modo migliore di cominciare questa recensione che non il concentrare quanto sto per dire nella frase più lapidaria possibile; il miglior disco Brutal del 2007.
Non crediate che dica una cosa del genere senza un'adeguata documentazione alle spalle. Nonostante release di quest'anno raggiungano livelli eccelsi per tecnica e songwriting (Ulcerate "Of Fracture And Failure", Beneath The Massacre "Mechanics Of Dynsfunction") questo ultimo lavoro dei Cenotaph rappresenta veramente l'apice. Ma se evitiamo le classifiche, indissolubilmente legate a pareri personali, possiamo oggettivamente constatare che è il primo disco con cui i Cenotaph raggiungono l'eccellenza. Dove non erano riusciti l'ottimo "Puked Genital Purulency" (2001) e il successivo "Pseudo Verminal Cadaverium" (2004), seppur dischi dotati di uno stile inconfondibile, arriva "Reincarnation In Gorexstasy", cd che mostra decise svolte nel sound dei cinque turchi. Non crediate che le "svolte" da me anticipatevi siano in verità dei "voltafaccia"; se così fosse non esiterei a additarle come la più infame delle apostasie.
I nostri non tradiscono, semplicemente riescono a liberarsi del sound bizantino (perdonatemi la freddura) i cui, ce lo possiamo dire, si erano un po' impantanati per dedicarsi ad un songwriting più diretto ma non per questo di valore inferiore. Se l'atmosfera particolarmente disturbante dei lavori precedenti è leggermente sacrificata, di certo ne guadagna la robustezza e la capacità di coinvolgere.
Ho comprato questo disco assolutamente a scatola chiusa, come facevo all'inizio della mia carriera di Brutallaro (che tempi, ora mi commuovo...), semplicemente ascoltando una canzone sul MySpace dei nostri; dopo essere rimasto pietrificato da "Human Flesh Wax" ho deciso che questo album doveva essere mio così l'ho ordinato alla Unmatched Brutality Records, etichetta per la quale i Cenotaph incidono, che me l'ha spedito a un prezzo da fame. E poi? E poi l'ho messo nello stereo ed è partita "Horrific Realm Of Gorexstasy" e ho capito di avere fatto un ottimo acquisto.
Difficile fare riferimenti ad altre band che non siano i Cenotaph stessi; sotto molti frangenti ho sentito molti riferimenti ai tedeschi Despondency, al loro "God On Acid", a quel mescolare riff tipicamente Slam ad altri più ragionati e tecnici. Le chitarre si snodano tra i fischi e gli accordi tipici del Brutal più intransigente e scale più ragionate, riff più tecnici che arricchiscono il lavoro e restano solidi testimoni della preparazione ottima dei due chitarristi. I tempi sono sempre abbastanza tesi anche se non mancano rallentamenti che non solo rendono il lavoro meno monocorde ma contribuiscono a coinvolgere l'ascoltatore. Il batterista è sempre il solito mostro; i Blast Beat, mai eseguiti abbastanza a lungo da risultare noiosi, sono intervallati o parte integrante di controtempi di fattura particolarmente pregevole. Di solito non apprezzo la voglia di stupire, ma anche se le sue prodezze sono spesso forzate (anche se mai messe a caso!), l'effetto che sortiscono è quello di fregiare i pezzi e arricchirli con particolari magari pesanti da sostenere ma di innegabile valore artistico. Il basso rimane molto penalizzato; sono infatti assenti stacchi, non sporadici nel genere, in cui si possa mostrare. Ma non vi sentiate per questo autorizzati a pensare che la produzione non sia delle migliori; il suono è infatti Mixato in maniera molto sapiente e, paradossalmente, molto pulito. Le chitarre sono distorte abbastanza da risultare potenti ma non tanto da essere pastose e la batteria, pur non invadendo tutto il campo, è sempre presente. La voce potrebbe non entusiasmare: il growl è ringhioso e molto duraturo ma purtroppo abbastanza monotono e onestamente si sente la mancanza di quei detestabili Scream del passato. Che dire poi della fase compositiva? Direi che il voto e la frase che ho detto in apertura parlano chiaro: le canzoni sono scritte con l'esperienza attesa da una band giunta al quarto Full Lenght, con riff ben legati insieme e, soprattutto, oggettivamente ben riusciti.
Insomma, questo Lp si rivela all'altezza tanto di chi cerca lo scasso quanto di chi cerca la tecnica; sia che vi sentiate inclini ad ascoltare i loro stilosi dettagli sia che vogliate semplicemente sentire otto squisite tracce di martellante Brutal Death Metal. Caratteristica eminente di questo lavoro è quello che il primitivo, gutturale linguaggio degli Homines (magari) Sapientes Brutalalrensis esprimerebbe con la frase "Ha un Tiro pazzesco!" (o anche "Spakka di brutto!") che tradotto significa "essere roccioso, pesante, coinvolgente, e cattivo". So che rimarrete ore a rimuginare sui verbosi lemmi di questo idioma pertanto mi permetto di concludere la recensione con un esempio riportato nella fraseologia del dizionario Brutallarese-Italiano, Italiano-Brutallarese:
"Qualche settimana fa sono andato ad una cena di merda con i miei ex compagni del Liceo; non c'era neanche un cazzo da bere e mi sono rotto i coglioni in una maniera pazzesca. Quando sono uscito da quella pizzeria di merda volevo accompagnare a casa una mia compagna e quella ha rifiutato. Ero troppo incazzato così sono andato in macchina e ho messo i Cenotaph a Bomba. L'ultimo ha un tiro pazzesco, ho finito la serata con lo spakko più totale!"
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